Regia di Terence Fisher vedi scheda film
L'unico film sui licantropi prodotto dalla Hammer ha delle caratteristiche che lo rendono un pezzo unico in questo filone come la ambientazione spagnola settecentesca e la componente religiosa.
La storia parte da lontano narrando le origini del protagonista nato dalla violenza subita dalla bellissima madre muta da parte di un vagabondo segregato che nella sceneggiatura originale doveva essere un lupo mannaro, ma la censura spaventò la Hammer che lo privò in maniera un po' scriteriata di questo aspetto, l'attore Richard Wordsworth fu comunque truccato in maniera ecessivamente pelosa per non far dimenticare allo spettatore che sta vedendo un film sui licantropi.
Leon viene cresciuto da Alfredo e la sua perpetua con affetto ma anche tra il sospetto di una maledizione imprecisata, il piccolo era stato battezzato in una notte di tempesta e sviluppa strane caratteristiche fisiche nelle notti di plenilunio oltre a una incontrollabile pulsione di fuga selvaggia.
L'età adulta è per Leon una implacabile condanna che non gli permetterà di vivere fino in fondo la sua love story con Cristina.
Fisher sfrutta al meglio il budget contenuto più per ricreare l'ambientazione e i costumi del quadro storico che per sbalordire lo spettatore con gli effetti speciali e ottenere una trasformazione innovativa, nei primi anni sessanta non si disponeva ancora di tecniche soddisfacenti e allora preferì ottenere l'effetto con la recitazione e il trucco pesante ma efficacissimo sul suo protagonista, un giovanissimo Oliver Reed non ancora marchiato dalla sua inconfondibile cicatrice sulla guancia sinistra; caricato a dovere per esprimere l'afflizione esistenziale del suo personaggio condannato ad essere un mostro pur non essendolo affatto Reed ha trovato la giusta misura per dare corpo ad un licantropo triste ed indifeso ma dall'aspetto comunque inquietante.
La sceneggiatura offre poche situazioni per spaventare e per l'azione vera e propria bisogna attendere i cinque minuti finali ma la storia risulta comunque coinvolgente ed originale nel suo genere, la seconda parte soprattutto con la storia d'amore e la caccia al mostro ispireranno senza dubbio John Landis per il suo film sui licantropi di venti anni dopo nel quale "L'implacabile condanna" viene indirettamente citato.
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