Regia di Aneesh Chaganty vedi scheda film
Run tenta di circoscrivere un luogo sia fisico che immaginario: accumula i riferimenti a King (alla larga, con le inquadrature delle auto in stile Shining, ma anche da più vicino, dal cinema che si chiama Carry a una segreteria telefonica che nomina Derry, Maine...) e accumula le sequenze nella casa in cui abitano le due protagoniste, senza nascondere fin da subito che la loro apparente serena quotidianità è uno specchio per le allodole che cela mostri. Misery è la prima cosa che viene in mente, la prigionia casalinga kingiana per eccellenza. Ma qui è una madre che sembra voler tenere con sé a tutti i costi la propria figlia, a tal punto da darle strani medicinali...la famiglia è insomma il consueto terreno dell'orrore.
Salvo il fatto che, tra una situazione meno fantasiosa dell'altra, si arriva a un plot twist che sembra voler portare Aneesh Chaganty più sulle strade (mai più davvero ripercorribili) di M. Night Shyamalan, piuttosto che attenersi alla cupezza kingiana. E il film scivola via un po' assurdo e con poca suspense. Mantenere la contraddizione iniziale avrebbe giovato all'incubo, e avrebbe perdonato il "già visto"; la piega pre-finale invece è un totale abisso di sterilità creativa.
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