Regia di Lorene Scafaria vedi scheda film
Questo non è un film. E' una specie di documentario televisivo dilatato, brutto, e tedioso, che parla di persone spregevoli, spesso pure con toni apologetici. Brutto, senza se e senza ma. Anzi, peggio.
Questo film è la rappresentazione da manuale del motivo per il quale le storie vere al cinema vengono modificate e arricchite di personaggi/situazioni fittizi. Fare una specie di documentario su persone sconosciute, essendo incapaci di appiccicare un capo e una coda all'opera dimostra che a volte è meglio inventare.
La regista (?) evidentemente non comprende i rudimenti della settima arte, e si limita a una giustapposizione di eventi ripetitivi allo stremo, osando perfino abbozzare dispense morali a piene mani, ma senza nemmeno saper che pesci prendere (perdonate il gioco di parole). Certo, è difficile decidere se facciano più schifo - umanamente parlando - delle psicolabili narcisiste che si esaltano per 4 stracci, o i cocainomani arrivisti da loro drogati e derubati. Nel dubbio, possiamo serenamente infischiarcene degli uni e delle altre, vivendo semmai meglio anzichè peggio.
La recitazione non brilla, ma forse è la parte meno peggiore di tutte: andando per esclusione, le musiche sono ossessive, disturbanti, martellanti e ripetitive. La trama non è pervenuta. La sceneggiatura non si capisce se sia stata messa assieme da un bot che ha raccolto i ritagli di giornale, o semplicemente da una persona priva di fantasia. La fotografia non si può certo lodare: della città non si vede nulla. Gli interni non hanno niente da dire. Le inquadrature spesso sembrano televisive. Il soggetto più presente sono i deretani delle protagoniste.
La morale, se proprio doveva esserci, è che comunque si possono fare le peggiori cose e tornare/restare a piede libero in men che non si dica: edificante, non c'è che dire!
Se c'era qualche dubbio residuo sul fatto che si trattasse di un documentario televisivo, è stato prontamente fugato dalla censuraa ("bip!") sul nome di una delle persone coinvolte. Quella è la campana che suona a morto sul cinema. Grazie, "a cosa" (regista ignota con nome osceno), per aver dimostrato che il cinema può ancora scendere più in basso. Grazie!
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