Regia di Dario Argento vedi scheda film
Più proseguo nella visione della filmografia di Dario Argento e più mi accorgo che tutte le sue pellicole sono caratterizzate da elementi comuni che, a lungo andare, perdono l'interesse dello spettatore più esigente. Non tenendo conto di certi colpi di genio, che contraddistinguono i suoi film migliori, il resto è solo un susseguirsi di buone inquadrature di elementi che hanno l'obiettivo di condurci all'identificazione dell'assassino. Certo, è innegabile che il piacere della caccia è comunque sempre all'apice ma, come poi è dimostrato, è un gioco che alla lunga stanca lo spettatore, la cui attenzione Argento cerca di catalizzare nuovamente, non trovando più i mezzi consoni alla stessa, da qui l'insuccesso delle sue ultime fatiche, dove tenta invano di reinventare il suo modo di fare cinema. Qui però qualche elemento qualificante c'è: i milioni di insetti, addomesticati, utilizzati durante le riprese o piuttosto la giovanissima Jennifer Connelly, che possiede l'insolita capacità di interagire con gli stessi insetti, veri protagonisti dell'opera horror che non manca di possedere caratteristiche trash che poi si amplieranno nelle successive pellicole del regista. Alcuni elementi irrisolti ci consegnano una trama non del tutto strutturata tra cui: il movente che lascia agire l'assassino, piuttosto fondamentale per la completa riuscita di un finale conclusivo. Ed è proprio in merito a questo che si iniziano a presagire i vuoti d'ispirazione dello sceneggiatore (che poi è il regista stesso) che finiscono per incidere negativamente sul risultato complessivo della pellicola.
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