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La voce - Infanzia e giovinezza di Madre Teresa di Calcutta

Regia di Brunello Rondi vedi scheda film

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La recensione su La voce - Infanzia e giovinezza di Madre Teresa di Calcutta

di Baliverna
7 stelle

Una buona pellicola televisiva, di quando la televisione era ancora buona.

Le maestranze che hanno creato questa pellicola sembrano un po' l'armata Brancaleone: un regista di film erotici che si cimenta in tematiche religiose (Rondi), la penna di uno dei maggiori sceneggiatori di Fellini (Tullio Pinelli), una coproduzione italo-jugoslava (la Jadran Film di Zagabria), un cast italo-croato, con prevalenza del secondo gruppo. Va anche segnalato che le coproduzioni con la federazione al di là dell'Adriatico erano di solito incentrate su tematiche politiche, esplicite o a mo' di metafora, ovviamente di ispirazione socialista. Qui, invece, abbiamo la storia di una delle sante più amate del Novecento e niente socialismo.... Eppure questo film funziona, e lo fa meglio di altri esemplari del genere religioso, nei quali tutte le carte sembrano essere in regola.

Brunello Rondi dirige in modo agile e scorrevole, infondendo nella pellicola il necessario afflato religioso, ma anche evitando ogni retorica, enfasi, e gli stereotipi dei film agiografici.

Viene narrata la giovinezza di colei che sarebbe diventata Madre Teresa di Calcutta (Anjezë Gonxhe Bojaxhiu), prima di ricevere la vocazione. È una ragazza come tutte le altre, neppure troppo devota, che vive in una famiglia non particolarmente religiosa. Ma le circostanze e gli imprevisti della sua vita – compreso il contatto con la malattia, propria e altrui – le fanno infine percepire “la voce”. Prima era solo disinteressata ai ragazzi e al matrimonio, ma solo dopo aver udito tale voce nella sua coscienza, quella che non si può far a meno di seguire, capirà con chiarezza qual è la sua vocazione. Come il Giona biblico, non può rifiutarsi...

A questo proposito, la sceneggiatura di Pinelli e del regista ha il merito di mettere a fuoco il tema della vocazione, e della “voce”. D'altro canto, tuttavia, essa abbozza solamente dei dubbi sull'utilità degli ordini contemplativi, come le suore dello sperduto convento sul monte. In generale, però, rimane una questione irrisolta che, forse, non valeva la pena di sollevare.

I mezzi produttivi a disposizione non erano grandi, perché si intravvede una certa economia nella ricostruzione d'epoca. Tuttavia, la conseguente ambientazione rurale, tra villaggi, boschi e montagne coperte di neve, finisce per giovare al film. Tutto ciò costituisce un bello sfondo all'azione, ed io sospetto che i ripetuti mezzi piani di Gonxhe del finale, con alle spalle una cima innevata al sole, siano un'allusione alle scalate che avrebbe compiuto e alle vette che avrebbe raggiunto.

Liliana Tari è adatta alla parte e sa recitare: una bellezza semplice e non da modella, ragazza acqua e sapone, non una santina da cartoncino. Ha i suoi dubbi e le sue ribellioni, o perfino si crede per un attimo tenuta ad obbedire alla madre, che non vuole lasciarla partire. Alla fine, però, la chiarezza si fa strada dentro di lei.

È una produzione televisiva di anni in cui il nulla e la piattezza avevano solo iniziato ad intaccare il piccolo schermo, ma ne è ancora immune. Vale la pena di guardarla: è scorrevole, piacevole, e lascia dentro una piacevole sensazione.

PS: Il sottotitolo parla di “infanzia e giovinezza” di Madre Teresa, ma in realtà la narrazione comincia quando di anni ne aveva già 16.

 

 

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