Regia di Norman Foster, Orson Welles vedi scheda film
Trasposizione cinematografica del bellissimo "Viaggio nella paura" di Ambler. Purtroppo, malgrado il lavoro congiunto di grandi nomi (tra cui quello dello scrittore), la pellicola risulta modesta. In ogni caso, tra Cotten e Welles, non ci si annoia sicuramente.
Le premesse sembravano buone ma la resa è stata modesta. Cotten produce e partecipa alla sceneggiatura di un soggetto di Eric Ambler (anche lui firmatario della sceneggiatura insieme a un non accreditato Orson Welles), il romanzo da cui si parte (e che consiglio vivamente) è Viaggio nella paura il quale, per non venir meno a un luogo comune che spesso risponde al vero, è un libro decisamente superiore al film che ne è stato tratto. Al fine di ritagliare un ruolo più decisivo a Welles la trama viene stravolta e viene aggiunto un finale totalmente avulso dall'opera letteraria, finale che era la parte più bella del libro, malgrado la sua brevità (che qui viene allungata a dismisura).
Proprio nel finale il regista è costretto a enormi salti mortali e viene meno ogni coerenza, il personaggio di Graham, sempre spaventato e confuso, cambia totalmente carattere e si trasforma in un impavido predatore che insegue il suo aguzzino sui cornicioni dell'hotel. La moglie, che nel racconto non aveva alcun ruolo, qui si ritrova il albergo ad aspettare il marito. Malgrado lo stesso sia sparito nel nulla senza dare alcuna spiegazione, la stessa lo accoglie come se si fossero lasciati cinque minuti prima, e non mostra alcuna diffidenza verso i nuovi amici dello stesso, dall'aria tutt'altro che rassicurante e cordiale.
Insomma, viene fatto un pastrocchio che violenta l'opera letteraria a vantaggio di un finale che risulta in ogni caso poco soddisfacente e forzato. Peccato; come detto: gli ingredienti per fare un gran film c'erano tutti.
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