Regia di Jang Jae-hyun vedi scheda film
Svaha:The sixt Finger è un film sudcoreano del 2019; scritto e diretto da Jang Jae-hyun e prodotto dalla Filmmaker R&K del celeberrimo Ryo Seung-wan (società che condivide con Kang Hye-jung).
In italia il film è visibiile su Netflix (Giugno 2019) sottotitolato.
Sinossi: Il pastore Park ( Lee jung-jae) oltre ad insegnare teologia all'università di Seul, si occupa di smascherare sette religiose sospette e ciarlatani.
Nel frattempo in città si verificano strane sparizioni ed omicidi di bambini e adolescenti, ed il tutto sembrerebbe legato alla misteriosa setta denominata Deer Mount, ovviamente Park inizierà ad occuparsi del caso...
Il cinema coreano contemporaeno anno dopo anno si è imposto sotto l'attenzione di tutti grazie soprattutto a potenti ed originali noir e gangster movie, il realtà questa asserzione è molto limitativa dal momento che la cinematografia locale ormai esplora con successo tutti i generi dal western fino ad arrivare all'horror; a proposito di horror uno dei talenti emergenti è Jang Jae Hyun [è stato l'assistente alla regia di Choo Chan-min in Masquerade //www.filmtv.it/film/54429/masquerade/recensioni/918711/#rfr:film-54429], il quale dopo The Priest del 2015, presentato al Far East Film Festival di Udine, ritorna nuovamente a focalizzarsi sull'ambito religioso adattato al contesto orrorifico decidendo però di alzare l'asticella, proponendo elementi inconsueti per il genere fino ad allontanarsene, a tal proposito emblematica la sequenza iniziale:
Il regista ci propone un incipit tipico del genere horror contemporaneo, con inquietanti primi piani su animali, ambientazioni rurali e fatiscenti, misteriosi suicidi, il tutto accompagnato da una giovane voice-over che ci introduce all'interno della sua famiglia che sembrerebbe essere maledetta, tuttavia con il procedere della narrazione l'inizio si rivelerà quasi una sorta di macguffin hitchcockiano come conferma il finale del film assolutamente non scontato.
Continuando con l'analisi è doveroso evidenziare come gli amanti puristi degli horror spaventosi e terrificanti probabilmente rimarranno delusi; nel film di Jang Jae-hyun più che il terrore prevale, solo in alcuni specifici frangenti, una conturbante inquietudine che afflige alcuni co-protagonisti dalla ragazzina senza genitori fino ad arrivare all'ipotetico giovane leader della setta di Deer Mount, i cui crimini si ripresentano sotto forma di fantasmi richiamando il j-horror all'Hideo Nakata.
Queste atmosfere intriganti, grazie anche ad un'avvolgente colonna sonora d'accompagnamento di Kim Tae-seong, sono tuttavia molto limitate, alternate e sovrastate da numerose situazioni che richiamano i generi più disparati dalla detective story fino ad arrivare alla commedia e non sempre il tutto risulta perfettamente bilanciato; a tal proposito alcuni sub-plot appaiono inutili per l'evoluzione della storia e sembrerebbero quasi dei filler riempitivi che allungano infruttuosamente il film (pensiamo ai due eccentrici sciamani inziali oppure alla polizia), fortunatamente però le varie teorie profetiche e gli antichi testi religiosi, contraddistinti da un'iconografia accattivante, si dimostrano alquanto interessanti aggiungendo molto pepe alla vicenda.
Il film per quanto fantasioso possa sembrare, in realtà parla di un grossissimo probelma che afflige la moderna Corea, ossia il crescente numero di sette/gruppi religiosi che operano sotto la luce del sole indistrurbati, andando a condizionare la vita di molti cittadini locali; a tal proposito vi riporto un episodio gravissimo riguardante l'ex presidentessa Park Geu-Hye, la quale è stata accusata di aver confidato segreti di stato alla sua sciamana personale, tale Choi Soon-sil meglio nota come guaritrice-saggia.
Nel film inoltre vengono citate alcune sette realmente esistite come quella giapponese Aum Shinrinkyo, tristemente nota per aver architettato il tremendo attentato terroristico alla metropolitana di Tokyo del 20 Marzo 1995.
Il film quindi denuncia l'elevata pericolosità di questi gruppi che rifugiandosi nella religione (il protagonista, un pastore, arriverà a mettere in dubbio pure l'esistenza di Dio) molte volte si rivelano come delle vere e proprie organizzazioni mafiose in grado di compiere crimini contro l'umanità.
La regia di Jang Jae-hyun anche se priva di tecnicismi degni di nota, risulta valida inoltre il regista gestisce benissimo gli effetti speciali arrivando quasi ad omettere effettivi visivi della CGI, preferendo una regia vecchia scuola contraddistinta da lenti movimenti di macchina, campi/contro-campi, carrellate, soggettive e zoomate improvvise.
Bravissimo il protagonista Lee Jung-jae (il pastore park) in una veste quasi comica, molto riuscita.
Buon film che affronta un probelma contemporaneo con un piglio intrigante ed avvincente.
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