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Killing Car

Regia di Jean Rollin vedi scheda film

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La recensione su Killing Car

di undying
4 stelle

Una ragazza solitaria compie vendetta a colpi di pistola. Muovendosi come una vampira, da un luogo all'altro, alla ricerca di una giustizia che possa attenuare un anno di sofferenze. Nonostante il discreto soggetto, Killing car non convince per quanto banale, ripetitivo e privo del magico tocco rolliniano.

 

locandina

Killing Car (1993): locandina

 

Una ragazza (Tiki Tsang), responsabile di svariati delitti, lascia sempre sul luogo del crimine un modellino di automobile. Muovendosi da un luogo all'altro su una vecchia macchina americana l'assassina, soprannominata "Car Woman", finisce nelle mira di due poliziotti, decisi a fermarla definitivamente.

 

locandina

Killing Car (1993): locandina

 

Alle prese con un film televisivo Rollin affronta il giallo. L'identità dell'omicida è svelata sin dai primi minuti mentre le motivazioni che muovono la sua mano omicida vengono spiegate solo al termine. Su una sceneggiatura debole, orientata a riciclare anche scene girate a New York in occasione dell'allora ancora inedito Lost in New York, Rollin cita se stesso più volte (l'orologio a parete da Le frisson des vampires, il delitto con falce in arrivo da Fascination, il forcone che ricorda Le raisins de la mort). La figura silente della vendicatrice, sorta di vampira romantica e tragica al tempo stesso, si muove in un contesto decadente, ambientato nella stagione autunnale, e sono proprio questi due elementi che tradiscono la reale paternità di Rollin, facendo di Killing Car un ideale prosecutore della poetica cara al regista. Nel film la violenza è censurata, evitata (l'assassina uccide a colpi di pistola) mentre il nudo, piuttosto castigato, fa la sua comparsa in un paio di contesti. Siamo evidentemente di fronte all'ennesimo (tardivo) tentativo per il cineasta francese di tornare a fare cinema. Bello o brutto poco importa. Nonostante il deludente risultato finale, Rollin sembra avere creduto nel progetto, tanto che si è riservato un piccolo ruolo (accreditato come Michel Gentil).

 

Ci sono pelli corazzate con le quali il disprezzo non è più una vendetta.” (Charles Baudelaire)

 

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