Regia di Yonah Lewis, Calvin Thomas vedi scheda film
Sceneggiatura molto originale, arguta ed interessante, all’interno della quale qualche risvolto meriterebbe il dovuto approfondimento, ad esempio il molto indovinato ruolo semi-fantasma del padre della protagonista, così fondamentale nello svolgimento dei fatti, eppure emarginato in una sola sequenza all’interno del film; oppure alla questione delle “fake news” dei social network che qui invece, una volta tanto, vengono sdoganate in senso quantomeno non-negativo.
Il pilastro sul quale comunque questo “White Lie” si costruisce è il desiderio, la necessità dell’essere accettati, amati, costi quel che costi: ciò che muove i passi di Kate è principalmente l’amore che nutre per la sua ragazza. E in questo, forse, il film inciampa nel suo punto debole: una fatica bestiale (ancorché encomiabile) di costruire una storia moderna ed attuale pur finendo di basarsi su problematiche antiche e risapute.
La regia tuttavia non è niente male, lo sforzo del cast anche. Un piccolo appunto per il commento musicale che, annunciandosi grandioso ad inizio pellicola, resta latitante per tutto il tempo salvo ripresentarsi, timido, coi titoli di coda.
Ecco: timido. Non fosse stato così timido ed insicuro di sé (come è d’altronde la protagonista stessa) “White Lie” sarebbe stato un ottimo film. Invece trovo che si lasci un po’ desiderare, che si svenda per poco, o almeno per quello che potrebbe valere.
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