Regia di Steno, Mauro Bolognini, Pier Paolo Pasolini, Mario Monicelli, Pino Zac, F. Rossi vedi scheda film
Continuando a cavalcare la moda del tempo, Pasolini, Monicelli, Bolognini e Steno, tra gli altri, dirigono un episodio a testa (tranne Bolognini che ne dirige due) dei sei che compongono la pellicola e provano a soddisfare la curiosità dei cinefili di quel tempo mischiando ironia e poesia, servendosi di volti noti e amati, come Walter Chiari e Domenico Modugno senza contare Silvana Mangano che torna protagonista di ben tre dei sei episodi. Un titolo che riesce ad esplicare il carattere della pellicola, rende piuttosto bene l’idea di ciò che ci troveremo dentro, una mescolanza d’ingredienti, come la migliore delle pizze capricciose.
La bambinaia di Mario Monicelli: una bambinaia sorprende i suoi bambini a leggere fumetti, così li getta via e decide di leggergli delle fiabe di Perrault in modo così intenso da provocare pianti e spavento. Episodio brevissimo, forse troppo per riuscire anche solo a dare un giudizio che abbia un senso.
Il mostro della domenica di Steno: un uomo d’altri tempi alimenta un forte astio verso i giovani capelloni. Quando per una serie di sfortunati eventi un gruppo di hippie gli invade casa, l’uomo decide di farsi giustizia da solo, rasando a zero tutti i capelloni che incontra. Narrato come una sorta di thriller comico, l’episodio con protagonista Totò nei panni del mostro della domenica, è dei sei il più divertente e leggero. Steno riprende i temi ed i toni del suo cinema e ci regala uno spaccato estremo ma simpatico sulle considerazioni e i pregiudizi che all’epoca muovevano gli adulti verso i giovani avanguardisti.
Perché? di Mauro Bolognini: un uomo e una donna sono vittime di un ingorgo stradale. Lei incita continuamente lui a sorpassare e ad accelerare finché causa un incidente che si conclude con una lita tra i due uomini, alimentata dalla donna che infine porge al suo uomo una chiave inglese mentre lo esorta a colpire l’uomo incidentato. L’episodio si chiude con la prima pagina di un giornale, la foto della donna e il titolo che riprende quello dell’episodio. Bolognini torna in strada, come accaduto anche nel precedente film a episodi e ce ne racconta un altro scorcio, meno ironico ma più pungente del predecessore. Breve e poco intenso.
Che cosa sono le nuvole? di Pier Paolo Pasolini: un gruppo di marionette mette in scena il dramma di Otello in modo così convincente che il pubblico insorge e distrugge le marionette di Iago e Otello (Totò e Ninetto Davoli) che vengono gettate nell’immondizia. La poesia che avvolge tutto l’episodio, di certo il più intenso e intimo dei tre, è chiara già dall’inizio con le note accennate della canzone scritta da PPP insieme a Modugno, che porta il titolo dell’episodio stesso, e da quest’ultimo interpretata, e che ritorna in sottofondo nelle scene più drammatiche, amplificate dagli sguardi e dalle interpretazioni di Totò e Davoli che anche qui sfoggiano la loro intensa alchimia. Senza dubbio il più bello dei sei. L’ultima interpretazione di Totò che morì poco dopo la fine delle riprese e non riuscì nemmeno a vedere la pellicola.
Viaggio di lavoro di Pino Zac e Franco Rossi: una sovrana (molto somigliante con la Regina Elisabetta II) visita un paese del Sudafrica ma durante il discorso di benvenuto confonde il posto con un altro paese e rischia il linciaggio. Alternando attori veri con cartoni animati Zac e Rossi danno vita all’episodio più moderno e pop della serie, strappano un sorriso e convincono.
La gelosa di Mauro Bolognini: Silvana e Paolo sono una coppia agiata. Quando una mattina lui si veste di tutto punto lei crede che lui la tradisca e lo segue per poi scoprire che non era esattamente come pensava. Bolognini esce dagli ingorghi autostradali e si barcamena in quelli di coppia in modo equilibrato e convincente. Seppur con l’ennesimo episodio di breve durata riesce ad imbastire uno sketch ironico e ben recitato dalla Silvana che altri non è se non la Mangano e da Walter Chiari in quelli del fedifrago Paolo.
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