Regia di Vera Chytilova vedi scheda film
Affascinante affresco di quella che è forse la città più bella d'Europa (dopo Roma chiaramente). Stare Mesto, con la bellissima "piazza dell'orologio", dove il tempo sembra essersi fermato; Piazza Venceslao, testimone della più drammatica e decisiva Storia recente, dai carrarmati di Breznev alla "rivoluzione di velluto"; e poi Mala Strana, sul lato opposto della Moldava, superato il suggestivo Ponte Carlo: qui il cupolone di San Nicola svetterebbe su tutto, se non fosse che alle sue spalle troneggia il Castello, inimitabile iperbole gotica. Una Storia lunga, tormentata, quella di Praga, città di tante bellezze (vie da incorniciare come Karlova o Nerudova e chiese e palazzi fra i più amabili, dove lo stile Secessione di affianca al barocco), ma anche teatro di scontri, guerre, morti. L'enfatica voce fuori campo, nel compiere una carrellata cronologica fra le varie epoche, evidenzia la componente della "continuità" col passato, dei "rapporti, positivi o negativi" tra i vari momenti storici: tutto si lega, eppure niente permane. Perchè il Tempo scorre e "la vita va avanti". Gli stili architettonici mutano, i tiranni cambiano, il volto e l'anima della città si evolve. Qualcosa scompare, ma molto rimane. Rimangono sì le guerre, la violenza, il sangue versato, ma anche la Bellezza di una città che (a differenza di altre, come Mosca o Berlino, che dovettero subire dalla Storia travagli ancor più devastanti) conserva ancora oggi l'aspetto che aveva nei secoli passati. Deformando le immagini, torturando il grandangolo, assemblando migliaia di inquadrature per mezzo di un montaggio fra i più evoluti ed avveniristici dell'epoca, sovrapponendo il rock progressivo all'Opera e a Smetana, Vera Chytilova compone un appassionato excursus urbanistico ed umano (soprattutto femminile), dove passato e presente non sono in contrapposizione dialettica, bensì si compenetrano l'uno nell'altro, così come gli opposti poli rappresentati dalla violenza della politica e dalla bellezza dell'arte paiono amalgamarsi nel medesimo "spazio estetico". Perchè se è vero che la vita "sopravvive" al Tempo, essa lo fa in una indissolubile continuità col passato.
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