Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Terzo film nella carriera di Pupi Avati, che si avvale di un curioso duo Tognazzi-Villaggio dove soprattutto il primo, nella parte del barone Pellecani, è decisamente nella parte. Il film è una commedia grottesca in puro stile del primo Avati, spesso cattiva e iriverente soprattutto nel descrivere un universo umano che sembra uscito da un libro di Lombroso. Forse a volte si calca troppo la mano, soprattutto nel finale che cerca in qualche modo di far tornare i conti, ma il ritratto generale di una Romagna gaudente e quasi felliniana è comunque efficace, pensando che Avati non era ancora approdato alla parentesi "gotico-padana" della "Casa dalle finestre che ridono" e di "Tutti defunti tranne i morti": curiosa particina di un villoso Lucio Dalla nella parte di un contadino dal marcato accento romagnolo.
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