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La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone

di cheftony
6 stelle

"Ascoltami, segaiolo: a me quella santa mi ha rovinato, capito? Lei e quel suo albero maledetto! L'hai vista la gamba qua, eh, l'hai vista?! Bella, eh?! Te e le tue superstizioni! E' una vita che me la trascino dietro! E adesso che dovrei fare, secondo te, ballare la mazurka su quell'albero?!"

Insieme all'horror romagnolo con Balsamus, La casa dalle finestre che ridono, Zeder, Pupi Avati sperimentava il surreale emiliano-romagnolo.
Il barone Anteo Pellecani (Ugo Tognazzi) eredita una tenuta nel paesino di Bagnacavallo insieme a un "fico fiorone", una pianta ritenuta miracolosa da più di mille anni, da quando vi avvenne lo stupro della vergine Girolama, che poi vi partorì il bambino sopra. Peccato che, in mezzo a tanta beatitudine della Chiesa di cui il barone si è sempre fatto beffe tentando addirittura di rapire il papa, Anteo, da giovane, si sia rotto la gamba proprio salendo su quel fico, restando zoppo per tutta la vita; quale miglior motivo, dunque, per abbatterlo? Ma l'apparizione di una prostituta fra i rami del fico lo suggestionerà molto, mentre il di lei improbabile pappone (un curioso Paolo Villaggio negli anni del primo Fantozzi con una parrucca bionda) cercherà di approfittare del rincoglionimento del barone...

Grottesco al limite dell'insostenibile, questo film del primo Pupi Avati ha buon ritmo e una costante vena di satira verso la Chiesa Cattolica, scelta piuttosto coraggiosa, e dipinge curiose caricature dei suoi soliti caratteristi: c'è praticamente mezzo cast de La casa dalle finestre che ridono (il nano Bob Tonelli, Giulio Pizzirani, Pina Borione, Arrigo Lucchini), solo che stavolta sono, Gianni Cavina su tutti, impegnati in ruoli buffoneschi o ridicoli, andando a creare un effetto straniante per chi ha visto prima i loro volti inquiet(ant)i nel successivo horror di Avati. Forte anche di un mostro sacro come Ugo Tognazzi ad impersonare alla grande un personaggio non facile, dapprima cinico, ateo e volgare e poi ciecamente bigotto, La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone scorre bene e, pur essendo qua e là privo di smalto, riesce ad essere un film positivamente anomalo, una piacevole burla satirica.

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