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Donne di piacere

Regia di Radley Metzger vedi scheda film

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La recensione su Donne di piacere

di undying
4 stelle

Primo vero erotico diretto da Metzger, costretto a confrontarsi con i limiti di censura del tempo e con una sceneggiatura (non di suo pugno) ben poco ispirata.

 

locandina

Donne di piacere (1965): locandina

 

La concitata e stravagante vita di alcune "donne di piacere" parigine e bavaresi, suddivisa in due parti: dalla banale professione di strada ai Champs-Elysees, sino a quella più altolocata, attuata in ricchi postriboli allestiti da borghesi disinibiti. Le protagoniste principali, sono due: a Parigi l'affascinante Garance (Denyse Roland) è alle prese con un timido giovane, poi con un sadico irruente e infine con un anziano "signore"; in Baviera Monique (Reine Rohan) prima si concede ad un ragazzo incaricato di consegnarle una macchina fotografica, poi partecipa ad un party in piscina tenuto da un importante produttore cinematografico.

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Se si escludono gli sconosciuti Dark odyssey (1961), Dictionary of sex e La Baie du dèsir (entrambi del 1964), The dirty girls costituisce la prima vera significativa regia per Radley Metzger, precedentemente coinvolto come distributore americano di film erotici europei. L'occhio sensibile del regista, pur se appannato dal bianco e nero, predilige immagini fascinose e lontane dal volgare cattivo gusto. Le attrici riassumono, nella loro incantevole grazia, la poetica di un regista attratto dal senso del bello e dalla sua magica fascinazione. Nonostante questi punti a favore, si tratta però di un film di poco spessore, costato la modica cifra di 40.000 dollari e girato piuttosto frettolosamente. Un film debole, poco significativo, per via di una sceneggiatura (opera di Peter Fernandez) superficiale e dal taglio ironico che manca però l'obiettivo. Trattandosi di un prodotto datato 1965, l'erotismo è confinato ai minimi termini, ovvero alla presenza di "donne di piacere" che indossano lingerie d'epoca (cioè a dire oggi tutt'altro che sensuale). Metzger qui deve ancora affinare il suo stile, limitato anche dalla presenza di attori e attrici -anche se belle- ben poco in parte. Prevale una impostazione da documentario, sulla falsariga dei "nudies" dell'epoca, con voce narrante fuori campo che si esprime in artificiosi e surreali dialoghi dubitatitivi, ponendo domande, in terza persona, ai protagonisti impossibilitati alla replica. La suddivisione in due parti completamente autonome (a Parigi e in Baviera) lascia supporre che si tratti di un collage formato da differenti progetti, poi fatti confluire in questo breve The dirty girls (76 minuti). Per quanto corto, presenta lungaggini e tempi morti, tipo l'insignificante segmento del party in piscina concepito nell'esclusiva ottica di mostrare fanciulle in costume. Ne esce un film davvero modesto anche per l'epoca, pur se girato in un bianco e nero ben fotografato. Rivisto oggi ha valenza puramente statistica, utile cioè a chi intendesse completare la visione dell'intera filmografia di Metzger per avere un'idea ad ampio raggio sull'attività del regista. Sicuramente, uno dei suoi titoli meno riusciti.

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