Regia di Giuseppe Taffarel vedi scheda film
La vita di un clochard romano.
Giornate di infinita malinconia e nottate di assoluta disperazione, la totale mancanza di un appiglio umano, di comunicazione anche con altri nelle sue condizioni: questa è la vita di un clochard o, come si diceva all’epoca, barbone, che si aggira per la Capitale fino a decidere, nell’ultima sequenza, di spostarsi anche dalla Città eterna. Ma sempre rimanendo immerso nella solitudine. Questo è un lavoro appartenente alla prima produzione di Giuseppe Taffarel, regista dallo sguardo socioantropologico più spesso impegnato nel raccontare i suoi territori d’origine (l’alto Veneto), che però qui ambienta la sua pellicola nella maestosità e nella caoticità di Roma, dando in tal modo un’ambientazione ancor più simbolica alla sua storia. Corto, ma non cortissimo (21 minuti di durata) il metraggio, Solitudine nacque come studio per un lungometraggio che poi non si concretizzò; desolate a dovere le musiche di Franco Potenza, bianco e nero (fotografia di Giancarlo Lari) scelta azzeccata. 6/10.
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