Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Spielberg mette mano a un classico mai dimenticato, vincitore di numerosi Oscar nel 1962, riproponendolo con fedeltà ma con un taglio più attuale.
Non è semplice dare un giudizio su un'opera che, almeno per il sottoscritto, rappresenta un classico ormai consolidato della tradizione cinematografica dei primi anni Sessanta: si rischia di cadere facilmente preda di giudizi dettati dall'emotività, sia in un senso (eccessivo attaccamento al primo film e conseguente critica del remake) sia nel senso opposto (esaltazione della nuova opera legata ad elementi che rompono nettamente con le idee di partenza). In tutto ciò è necessario trovare un punto di equilibrio, che nel mio caso è il seguente: Spielberg ripropone la pellicola degli anni 60 con un taglio nuovo e più attuale (sia nei contenuti sia nelle forme), ma senza discostarsi troppo dall'originale e anzi rispettando con fedeltà le sue caratteristiche principali. Dunque questo West Side Story è un tripudio di suoni, luci, coreografie e inquadrature che non possono passare inosservati, coordinati da una regia di primo livello che regge ancora il passo nonostante siano da un po' tramontati i suoi tempi d'oro. Per il resto il film scorre nella maniera più classica e prevedibile, ma forse è questo il suo fascino.
Il cast svolge il proprio ruolo pur senza spiccare particolarmente: i protagonisti non lasciano il segno, ma forse è proprio la loro ingenuità di adolescenti che ne giustifica le sbavature; più incisivi i personaggi con taglio drammatico o ambiguo, come alcuni componenti delle due gang.
Interessante anche la commistione linguistica tra spagnolo e inglese.
In conclusione credo che il film voglia far conoscere alle nuove generazioni un'opera intramontabile, senza strafare ma anzi con un occhio di riguardo al suo predecessore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta