Regia di Woody Allen vedi scheda film
Il newyorchese Mort Rifkin (Shawn) decide di accompagnare sua moglie (Gershon), ben più giovane di lui, al Festival del cinema di San Sebastian, in Spagna. Lei è un’addetta stampa molto (troppo) interessata a un giovane regista emergente (Garrel). Lui un uomo disincantato che scopre nuove emozioni quando conosce una giovane dottoressa spagnola (Anaya). Le bugie reciproche non si contano.
Scritto e diretto con il pilota automatico da un Woody Allen che, superata l’ottantina, continua a macinare film, Rifkin’s Festival è un film senile nel quale l’alter ego del regista sembra andare a caccia dell’ultima emozione possibile. Nel film troviamo i caratteri tipici del cinema del regista newyorchese: l’amore per la settima arte (declinato a suon di citazioni, una leccornia per i cinefili), il contrasto di genere, le relazioni impossibili, le battute tipicamente jewish, l’ipocondria. Come tutto il suo cinema, anche stavolta Allen riesce a confezionare un racconto fluido e snello, sul quale aleggia un’evidente malinconia.
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