Regia di Woody Allen vedi scheda film
Il problema principale, ora, è guardare un altro attore che impersonifica Woody, con i suoi dilemmi, i tic, le pause, le battute, gli ammiccamenti, le faccette. Ma non è lui. Allora tu guardi due film, uno con Vizzini della Storia fantastica, e uno col Woody Allen che ti si agita in mente. “Inconcepibile!”. Eppure avviene. Poi passiamo al film, una spanna sopra le ultime incolori prove, e a volte basta qualche battuta sagace, qualche citazione brillante, anche solo uno scimmiottamento riuscito (come le lenzuola in testa) a far gravitare leggerezza e classe a piani davvero altissimi, e rimani appiccicato alla pellicola, per molti versi scialba e forzata, senza tuttavia poterne uscire, come gli ospiti di bunueliana memoria che non escono di casa, pur volendo.
La coppia Mort e Sue è troppo palesemente sbilanciata (ha bisogno di queste forzature il Nostro?), e pure la cardiologa, fascinosa ma con gambe stortissime, troppo incasinata. Ma sto descrivendo un semplice contorno. Il succo del film è altro, è nei deliri onirici, nei mille richiami e nelle mille citazioni, nelle battute pazzesche: ("E l’unico peccato di Mort è che gli piacciono i film con i sottotitoli.”) L'ho trovata davvero geniale quella scena, di quel genio rarefatto, si, ma che eleva da solo una pellicola e che ti porta a sognare coi suoi deliri in bianco e nero.
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