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Il pianeta selvaggio

Regia di René Laloux vedi scheda film

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La recensione su Il pianeta selvaggio

di Genga009
10 stelle

Uno degli esempi più straordinari di animazione d'avanguardia europea. Uno dei veri capolavori assoluti del medium dell'animazione e della settima arte surrealista e avveniristica del 900.

All'inizio degli anni '60, lo psichiatra René Laloux e l'artista post-surrealista Roland Topor decidono di collaborare per realizzare una serie di complessi cortometraggi sperimentali. Il duo produce per tutto il decennio alcune delle opere brevi più importanti e originali della storia dell'animazione europea, sviluppando la pittura e le illustrazioni avanguardiste di Topor all'interno di animazioni grottesche e oniriche e riportando in auge, da un punto di vista stilistico, un'estetica simile a quella del Théatre Optique dell'inventore dell'animazione in persona Émile Reynaud.
Uno dei primi progetti del duo Laloux & Topor, Les Temps Morts (1964), rappresenta una acuta e cruda lezione sulla violenza e sull'istinto omicida dell'essere umano. Il cortometraggio alterna filmati originali dei conflitti che hanno dilaniato l'Europa e il mondo nella prima metà del Novecento a disegni animati e sequenze in presa diretta. Ciò che si evince dall'osservazione della breve opera è quanto sia naturale per l'uomo voler spegnere la vita altrui, dominarla, diventare giudice e carnefice dell'esistenza che lo circonda.


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Il pianeta selvaggio (1973): scena



La scena della prostituta nella baracca di teste umane incastonate, per esempio, incornicia una visione dell'animo umano cinica e profondamente pessimista. Lo sguardo vitreo e spento della donna, che impassibile osserva la sua ultima preda bruciare nel camino, rappresenta per René Laloux la figura simbolica di cosa è potenzialmente ogni essere umano, ovvero prima di tutto un assassino schiavo dell'eros, della passione e del sangue.
Un altro dei cortometraggi più famosi del duo Laloux & Topor è Les Escargots (1965), film breve che rappresenta l'antico insegnamento per cui quando l'uomo cerca di controllare la natura, questa puntualmente gli fa capire che non può essere soggiogata. Le lumache nel film, infatti, raffigurano prima un segno, poi una sorta di punizione divina. Il contadino protagonista, non essendo riuscito a far crescere l'insalata per via delle lumache parassite, piange e, proprio grazie alle sue lacrime, l'insalata cresce in modo incontrollato, attirando quindi sempre più lumache che a loro volta divengono enormi e seminano il panico nel mondo. Una breve, surreale, importantissima lezione di vita sul senso di onnipotenza dell'uomo che, una volta trovata la soluzione a un problema, si compiace da solo alimentando il proprio smisurato egocentrismo.


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Il pianeta selvaggio (1973): scena



Il lavoro di ricerca e di studio espressivo della patafisica e del surrealismo più allegorico proposto dalla collaborazione tra Laloux e Topor culmina con la realizzazione di uno dei migliori lungometraggi della storia del cinema animato e della settima arte più grottesca e concettualmente avveniristica: Le Planet Sauvage. Il Pianeta Selvaggio è un film fantasy creato ibridamente in stop-motion e in tecnica tradizionale da studios francesi e cecoslovacchi tra la fine degli anni '60 e il 1973. L'opera, siccome molto più complessa da realizzare rispetto ai corti precedenti del duo francese, è infatti una coproduzione internazionale tra varie società europee voluta soprattutto da René Laloux. Il regista vuole che il suo primo lungometraggio, al quale Roland Topor partecipa come sceneggiatore, animatore e scenografo, venga progettato nei vecchi studi del maestro della puppet animation Jirí Trnka, in Cecoslovacchia, e che sia dunque prodotto con diversi stili di animazione. Il risultato è la summa artistica del post-surrealismo di Topor, uno dei suoi lavori più visionari e particolarmente ispirati, e rappresenta una lettura della storia dell'umanità molto vicina sia ai miti della Grecia antica, sia alla psicoanalisi di matrice junghiana.


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Il pianeta selvaggio (1973): scena



Nei mesi dell'uscita al cinema, il film vince il premio speciale della giuria al Festival di Cannes del 1973, raggiungendo immediatamente lo status di cult in tutta l'Europa e, grazie alla distribuzione di Roger Corman, anche negli Stati Uniti d'America. La storia, basata sul romanzo del 1957 Oms En Série dello scrittore francese Stefan Wul, narra un viaggio nel tempo diretto alla genesi della società umana. Gli esseri umani, primitivi schiavizzati e ridotti ad animali domestici da giganti onniscienti, si ribellano ai padroni della Terra organizzando una violenta rivoluzione. Gli esseri celesti, prima possenti, inarrivabili e freddi tiranni, sapienti sacerdoti dell'infinito, del mondo ideologico, vengono spazzati via dall'istinto, dalla pulsione, dall'ira cosciente e organizzata, dall'impetuosa vendetta degli uomini. Il film dunque esprime allegoricamente come lo sviluppo intellettuale e sociale dell'individuo creino di fatto la persona e come dalla persona si possa quindi creare un gruppo. L'unione di più menti pensanti e di più braccia forti può di conseguenza tutto, persino attraversare regioni remote dell'universo e spazzare via divinità trascendenti.


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Il pianeta selvaggio (1973): scena



Gli esseri celesti cadono vittima delle loro sovrannaturali capacità. Infatti, quando la loro sapienza li spinge a non preoccuparsi della realtà materiale, l'uomo, creatura illusa ma astuta, coglie di sorpresa il loro vero mondo, l'iperuranio platonico, distruggendolo e cancellando i giganti da tutti i piani dell'esistenza. Le animazioni grottesche realizzate sui fondali dipinti da Roland Topor, le musiche psichedeliche di Alain Goraguer e la sorprendente regia di René Laloux portano Il Pianeta Selvaggio ad essere considerato ancora oggi il lungometraggio più complesso e artisticamente straordinario dell'animazione francese ed europea. Per raggiungere tale magnificenza visiva, Topor ricorre a tutte le sue straordinarie capacità ideative e stilistiche creando tavole e illustrazioni dal fascino unico nelle quali concorrono l'estetica di Salvador Dalí e di Joan Miró, la visione interpretativa dell'immagine di Giorgio De Chirico e di Hieronymus Bosch e le geometrie astratte di Vasilij Vasil'evic Kandinskij. Dopo aver prodotto il loro capolavoro assoluto, i due collaboratori proseguono nella realizzazione di opere d'arte percorrendo ognuno la propria strada prediletta. Nel corso degli anni '70 e '80, infatti, Laloux dirige almeno altri due film d'animazione importanti per il medium come I Maestri del Tempo (1982) e Gandahar (1987), mentre Topor continua la sua prolifica carriera di illustratore, drammaturgo e scenografo non solo in ambito cinematografico.
 
ww.daelaranimation.com
 
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