Regia di Valentino Orsini vedi scheda film
Leggere il nome di Giuliani G. De Negri nei titoli di testa di UOMINI E NO fa un certo ribrezzo, per rispetto e devozione. Il produttore storico dei fratelli Taviani da UN UOMO DA BRUCIARE a FIORILE. Quella G. stava per Gaetano il nome di battesimo e Giuliani il nome di battaglia da partigiano. I Taviani, appunto, firmarono le prime regie con Valentino Orsini e UOMINI E NO - tratto dall’omonimo romanzo di Elio Vittorini – è stato una sorta di quadratura del cerchio personale per De Negri (anche cosceneggiatore) per ritrovare un amico e una storia ambientata durante la resistenza nel 1944.
Nella Milano invernale di quell’anno si racconta la vicenda di Enne 2, un partigiano dei Gap e uomo di lettere tormentato nella persona e nei sentimenti. Alla ricerca di se stesso, di una vita autentica e di un amore vero - che la già coniugata Berta non riesce a dargli - trova nella lotta partigiana una ragione di vita e di morte. Il suo decisionismo nell’organizzare azioni armate contro i tedeschi e i fascisti di Cane Nero lo premiano della stima e dell’attenzione dei compagni di lotta, tra cui Lorena altra donna inafferrabile per l’Enne 2 orfano di affetti. Insieme a El Paso, uno spagnolo (fasullo) reduce dalla guerra civile di Spagna e dei vari Metastasio, Figlio-di-Dio…compiono un attentato al tribunale ma non trovano l’obiettivo principale Cane Nero. In una seconda azione Enne 2 ferisce l’acerrimo nemico ad un braccio, questi lo riconosce e sui giornali viene additato quale pericoloso bandito. Mentre l’invaghimento per l’indecisa Berta pare tramontare, i compagni salutano il loro comandante e tramite Lorena preparano un piano per farlo fuggire da Milano a Torino, intanto il lattaio di sottocasa chiacchiera troppo e un vicino di casa lo mette in allarme. Enne 2 si asserraglia nel suo appartamento in una palazzina all’ultimo piano attirando nella trappola Cane Nero, un’azione suicida mette fine ad entrambi. Poco prima Enne aveva passato il testimone della lotta partigiana al coraggioso dirimpettaio.
Valentino Orsini vanifica il bel romanzo di Vittorini raffreddando ogni dettaglio e dialogo della messinscena. Lo scarso budget non giustifica il regista, il produttore e gli associati Rai e Italnoleggio dalla scelta scellerata di rendere soporifera la materia. Le strade deserte di Milano rispecchiano i passi del libro ma qui sembrano piuttosto uno sgombero “forzato” dai passanti. UOMINI E NO, versione filmica, ricorda una puntata male riuscita di uno sceneggiato televisivo anemico. Facciamo qualche esempio pratico: Enne 2 confida a Lorena di non toccare una donna da tanto tempo e la invita a non provocarlo mostrandogli le gambe seduta sul balcone (nel romanzo), nel film il sottile erotismo viene censurato nello scambio di battute e annullato dai calzettoni di lana di Ivana Monti/Lorena. La solitudine del protagonista non stringe il cuore (come vuole l’autore letterario), ma induce alla pennichella. Lo stesso vale per gli incontri con Berta. Un gioco di sottrazione stilistica deleterio. Le scene degli attentati, delle pistolettate in piazza Duomo, delle fucilazioni sommarie dei nazifascisti sono rigorosamente tenute a distanza, spogliate di ogni fascino. Anche il casting è completamente sbagliato, dal protagonista interpretato da Flavio Bucci (all’epoca in auge per il glorioso LIGABUE di Nocita), fino all’ultimo figurante, compreso il vicino di casa che dovrebbe testimoniare la speranza della vittoria partigiana e invece tocca il ridicolo come nel prefinale. Il personaggio di Cane Nero è ridotto a una comparsata anonima, silente e imperdonabile. Una scelta storico registica? Speriamo di no. Monica Guerritore nei panni di Berta non tinge e non stinge, è impalpabile. Idem la Monti/Lorena. Farà decisamente meglio quattro anni dopo negli stessi luoghi e periodo storico Marco Tullio Giordana in NOTTI E NEBBIE (dal romanzo di Carlo Castellaneta) con un grande Umberto Orsini.
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