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Un figlio di nome Erasmus

Regia di Alberto Ferrari vedi scheda film

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La recensione su Un figlio di nome Erasmus

di mm40
2 stelle

Quattro amici quarantenni vengono invitati al funerale di un’amica conosciuta in Erasmus in Spagna vent’anni prima. Ignorano però la sorpresa che li attenderà al loro arrivo: la donna ha lasciato un figlio, avuto con qualcuno di loro. Ovviamente se l’erano passata tutti, compreso quello che adesso fa il prete.

Quand’è successo di preciso che i giovani in Italia sono diventati i cinquantenni? Eppure questo è il nostro cinema del 2020, e per quanto deformato il cinema è pur sempre uno specchio dei tempi. In mancanza di altre – le ennesime – storie da cinquantenni (cinquantenni in crisi, cinquantenni vincenti, cinquantenni da non emulare, cinquantenni a zonzo e via dicendo), ecco una storia di quarantenni… interpretata da cinquantenni. E, capiamoci, il mestiere dei protagonisti non si discute affatto: l’intesa fra Luca & Paolo, Ricky Memphis e Daniele Liotti (il meno funzionante, ma pazienza) è buona, i quattro protagonisti fanno tutto quello che possono e molto brava, va detto subito, è anche Filipa Pinto nel principale ruolo femminile. Di meglio era impossibile con un simile materiale sotto mano: nella sceneggiatura di Alberto Ferrari (che è anche il regista), Gianluca Ansanelli e Tito Buffulini, con la collaborazione di Deborah Alessi, abbondano infatti i cliché e le situazioni stereotipate all’ennesima potenza, generando qualche sterile risatina per il pubblico con meno pretese e una montagna di sbadigli per tutti gli altri. Per tacere poi dell’intrinseco sessismo di una vicenda nella quale quattro uomini in vacanza (vacanza-studio, vabè) si passano una donna come un giocattolo, mettendola pure incinta senza accorgersene; nulla di particolarmente grave, comunque, considerando le intenzioni smaccatamente comiche del lavoro, ma certo non uno spunto edificante su cui porre le basi della trama in tempi così morbosamente appigliati al politically correct. La pecca più grossa rimane comunque la pressoché totale mancanza di originalità. Roby Facchinetti compare in un cameo nella parte di sé stesso. 2/10.

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