Regia di Mike Flanagan vedi scheda film
Ogni anno per Halloween sono sempre indeciso se vedermi un horror al Cinema o se vedermelo in casa sotto le coperte sul mio bel televisore casalingo. L'anno scorso avevo fatto entrambe le cose più o meno: il reboot di Halloween il 30 ottobre al Cinema e Funny Games in casa di amici per poi festeggiare il giorno successivo un bel compleanno. Sta a voi intuire quale sia stata la visione migliore.
Quest'anno invece, spinto dalla curiosità del progetto, ho deciso di dare una possibilità a Doctor Sleep, trasposizione del romanzo di Stephen King del 2013, nonché sequel ufficiale di The Shining.
Da questa trasposizione cinematografica però sorge spontanea una domanda: è il sequel del romanzo di King o è il seguito cinematografico del film di Kubrick?
L'eredità e l'importanza del capolavoro horror del grande cineasta americano ha indubbiamente influenzato enormemente l'immaginario collettivo del pubblico, tant'è che il suo film è diventato più iconico del romanzo stesso, provocando così le ire dello scrittore americano che aveva profondamente criticato tutte le modifiche attuate nell'opera cinematografica di Kubrick.
Discostarsi dalle atmosfere e dagli stilemi dello Shining cinematografico risulta dunque un'operazione ardua per il regista di Doctor Sleep, che diviso tra la fedeltà ortodossa di King e la potenza espressiva di Kubrick, decide di optare per entrambe le cose.
Il risultato ovviamente non può che essere insoddisfacente perchè da una parte una fedeltà letteraria dogmatica rischia che al Cinema spersonalizzi l'identità autoriale della pellicola, oltre che ad omettere un sacco di dettagli della controparte cartacea, dall'altra scimmiottare l'estetica e la potenza drammaturgica di un maestro del Cinema rischia di penalizzare la citazione stessa al capolavoro degli anni '80, rendendo poi il prodotto finale ambiguo e privo di una vera sostanza.
Nonostante questi difetti, Mike Flanagan riesce comunque a trasporre modestamente il romanzo di King, grazie anche alla sua buona regia horror maturata da anni di esperienza nel genere sia nel campo cinematografico sia in quello televisivo.
La trama riprende la vita di Dan Torrance dopo 40 anni dalla fuga dall'Overlook Hotel, intento a cambiare la sua vita dopo anni e anni di traumi infantili dovuti dalla sua "luccicanza/shining" che lo portano a rifugiarsi nell'alcool e a condurre una vita solitaria e tormentata. Deciso a voler cambiare stile di vita, decide di cambiare città per trovarsi un nuovo appartamento e un lavoro onesto che lo possa distrarre dai suoi poteri e uscire dal vortice dell'alcolismo.
Dopo anni di riabilitazione scopre che nella sua stessa cittadina abita una ragazzina di nome Abra dotata dei suoi stessi poteri della luccicanza, che quest'ultima utilizza ingenuamente per parlare con fantasmi fino ad intercettare il Vero Nodo, una setta millenaria di fantasmi in carne ad ossa che sopravvive grazie all'assorbimento della luccicanza dentro le persone, fonte della loro longevità e permanenza nella dimensione terrena.
Il coinvolgimento della bambina nelle vicende della setta costringe Dan Torrance ad aiutarla e dunque a ritornare ad affrontare i suoi demoni interiori quali gli effetti collaterali della luccicanza e il ritorno all'Overlook Hotel, quest'ultimo fonte dei suoi traumi infantili per via dell'orribile morte di suo padre causata dai fantasmi malvagi che vi ci abitano.
Nonostante i difetti del mix tra fedeltà letteraria e omaggi cinematografici, la soluzione che offre il regista Mike Flanagan per la trasposizione di Doctor Sleep è la creazione di un vero e proprio horror fantasy.
La regia risulta chiara e maestosa nel rappresentare i momenti di confronto tra Dan, Abra e il Vero Nodo, che tra rituali sanguinolenti e battaglie psichiche, illustra perfettamente la dimensione lugubre e tetra di un mondo composto da prede e predatori, in nome di una luccicanza che consuma gli stessi personaggi che la posseggono e che la bramano.
Il rapporto quasi fraterno che si instaura tra Dan e Abra rimane il tema centrale ma soprattuto l'elemento fondante di questa pellicola, che riesce perfettamente a rappresentare l'unicità ma anche la solitudine che comporta nel possedere il dono della luccicanza. L'ingegno e la comune empatia di questa benedizione/maledizione crea un legame unico tra i due protagonisti, che davanti alla prepotenza del Vero Nodo si vedono costretti ad affrontare il male puro con ogni mezzo possibile, che porta inevitabilmente alla morte dei loro cari e amici.
La perfetta chimica tra i due protagonisti non la si può però riscontrare negli altri personaggi della pellicola, in particolare nella caratterizzazione dei membri della setta del Vero Nodo, che risultano banali, frivoli, ridicoli e privi di una vera e propria presenza sia estetica sia caratteriale tale da rappresentare una vera minaccia all'interno della narrazione del film. La mancanza di tensione e di una vera componente orrorifica come invece era presente nello Shining cinematografico, è dovuto dal fatto che il genere horror fantasy sfocia spesso in una serie di sequenze d'azione che stemperano la tensione e la suspance orrorifica della messa in scena. Lo scontro sia psicologico che fisico tra protagonisti ed antagonisti inoltre, ricorda molto una lotta tra supereroi con tinte mutanti tale da rendere la storia totalmente avulsa dallo spaventoso magnetismo del capolavoro di Kubrick.
Per paradosso i momenti più affascinanti ed emblematici della pellicola sono le citazioni allo stesso Shining dove sfociano completamente nel terzo atto del film quando Dan e Abra decidono di affrontare il leader del Vero Nodo nell'Overlook Hotel, servendosi in questo modo dei fantasmi intrappolati nella mente Dan Torrance.
In sostanza Mike Flanagan confeziona un fantasy horror gradevole che traspone basilarmente la mitologia del romanzo, ma che paga il debito di venire paragonato inevitabilmente allo Shining cinematografico del grande Stanley Kubrick. Seppur differente sia per tematiche che per ambientazioni, Doctor Sleep rappresenta comunque un'opera inferiore non solo per le derivazioni estetiche col suo obbligato predecessore cinematografico, ma soffre di una narrazione diluita e di un minutaggio eccessivamente dilatato che non spaventa e che offre pochi spunti di riflessione.
Come sempre è l’originalità a premiare il successo di un’opera d’arte rispetto ad una banale esecuzione di un materiale già preesistente. E come la Storia del Cinema insegna, solo i più grandi registi sono in grado di reinterpretare un materiale già consolodato per poi ricrearlo secondo i loro stilemi e la loro poetica, trascendendo l’opera originale fino a creare un prodotto unico ed irripetibile.
Voto 7-
PS: Curioso l'inserimento del caratterista Carel Struycken, che si presta ad interpretare il membro più anziano del Vero Nodo, anche se per me rimarrà sempre l'amato spirito del Gigante di Twin Peaks.
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