Regia di Radley Metzger vedi scheda film
Una sleale donna di "piacere" incrocia, per vie imperscrutabili, un onesto poliziotto, ovvero due mondi opposti che si incontrano; e che, come nel caso in cui la materia sfiora l'antimateria, sono destinati a collassare su se stessi. Tragicamente.
"Ciò che faccio ora, lo faccio solo per amore: stasera siamo marito e moglie". Carmen (Uta Levka), donna di piacere, si rivolge in questi termini al gentile poliziotto Joseph (Claus Ringer), ospite speciale in casa di Dorotea, amica di Carmen e anch'essa prostituta. Joseph ha scontato un mese di carcere perché ha permesso a Carmen di fuggire, dopo che la ragazza era stata colta in flagrante per avere accoltellato una donna, a seguito di un banale diverbio. Il sensibile Joseph, sin dal primo momento che ha visto Carmen al porto nel quale presta servizio, è caduto nella fatale trappola dei sensi. È caduto in uno stato psicologico di obnubilante innamoramento. "Mi piaci, poliziotto. Molto", confessa Carmen. Però approfitta della posizione di Joseph, imponendogli di fare liberamente circolare trafficanti di droga. Carmen è una prostituta, e non riesce ad essere fedele, al punto che finisce a letto anche con il capitano, il superiore di Joseph. La gelosia spinge l'onesto e innamorato poliziotto a compiere un delitto, in conseguenza del quale è costretto ad abbandonare il lavoro e fuggire lontano, assieme all'amata. Ma la convivenza si rivela essere un vero e proprio inferno: umiliato pubblicamente davanti ad una coppia di amici, Joseph è costretto a subire ogni tipo di oltraggio. Carmen si rivela infatti donna con cuore di ghiaccio: seduce il magistrato Mediceo (Carl Möhner) per fare sì che sia favorevole alla scarcerazione del suo pappone che poi ospita in casa; frequenta quindi un famoso cantante fuggendo con lui, per tornare al porto dove si era incontrata con Joseph. Il poliziotto, sfidando ogni logica, uccide in un alterco anche il pappone, per poi inseguire la prostituta, che per l'ennesima volta lo rifiuta, senza dargli alcuna speranza.
Storia d'amore tra un uomo e una donna, con Metzger in regia? Sì, così sembrerebbe almeno sino alla fine del primo tempo. Ma non è una storia che rientra nella norma. Affatto. Il sodale sceneggiatore Jesse Vogel trae ispirazione dal romanzo Carmen di Prosper Mérimée, motivo per cui, dato il testo di base, ancora una volta Metzger riesce a produrre (con la sua Audubon films) e dirigere un film mai banale e per nulla semplicistico. E, in questo caso, quasi affatto erotico.
Qui la storia si concentra su due universi contrapposti: quello di una peripatetica, falsa, disonesta, pericolosa e soprattutto infedele; quello di un poliziotto sincero, onesto, affidabile e, in particolare, fedele. Due universi inconciliabili dunque, che per un breve istante si incontrano e -per una misteriosa alchimia- si compenetrano, combinano, sublimandosi in un rapporto completo. Ma si tratta di una frazione infinitesimale, un istante che dura quanto un respiro, un gemito. "Non sopportavo l'idea che stavi facendo l'amore con qualcun altro", dichiara Joseph a Carmen quando la donna rientra in casa a notte fonda, dopo l'ennesima prestazione mercenaria. "Quando qualcuno mi proibisce qualcosa mi spinge a farlo. Non riesco a stare con una sola persona": parole di Carmen, che pesano come un macigno, che frantumano la dignità di un essere umano, ma spesso non quella di un innamorato.
Carmen, baby, da metà tempo in poi diventa una tragica storia d'amore a senso unico. L'amore non corrisposto, che spinge alla rovina, prima psicologica poi fisica, un onesto e sincero poliziotto. Che contro ogni avviso, continuando a farsi del male, non riesce a smettere di amare chi -proprio- non dovrebbe. Metzger gira con la solita cura, questa volta a colori, un dramma destinato a sfociare in tragedia. Evita il nudo, sopperendo con artificiosa tecnica di censura, come nella lunga scena in cui Carmen giace con il cantante: la macchina da presa gira intorno ai due protagonisti (nudi e intenti a fare sesso) con discrezione, passando dietro bicchieri e bottiglie colorate di rosso e blu che assolvono egregiamente alla funzione di filtro. Una tecnica che produce nello spettatore l'esatto effetto opposto, che stuzzica -a mo' di thriller psicologico- perché man mano che la storia procede il personaggio di Carmen assume la dimensione di un essere cinico, calcolatore, spietato, senza che mai la si veda compiere atti espliciti. I due universi di cui si diceva all'inizio, dopo essersi incontrati, possono solo dare corso ad una reazione avversa. Di inconciliabile e allergica risposta. Di rigetto, per intendersi.
In un porto popolato da gente comune, un onesto poliziotto incontra la sua rovina. E non può che finire in quello stesso posto -emblematicamente mentre l'orologio della chiesa batte mezzanotte- questo lucido (nella sua follia) dramma della disperazione. Disperazione annunciata dalle parole rivolte a Carmen da Joseph, quando, troppo tardi, si rende conto della realtà, realizzando un crudele, sinistro, fatale dato di fatto: "Non mi hai mai amato. Sei solo venuta a letto con me."
"L’amore non dà nulla fuorché sé stesso
e non coglie nulla se non da sé stesso.
L’amore non possiede,
né vorrebbe essere posseduto
poiché l’amore basta all’amore.” (Khalil Gibran)
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