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Odio l'estate

Regia di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Massimo Venier vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Odio l'estate

di alan smithee
7 stelle

Una bella vacanza nel Salento è proprio quello che ci vuole per tre famiglie di estrazione, interessi, abitudini variegate, che pure trovano, tra le coste pugliesi l'ispirazione decisiva per spingerli a prenotare un bell'appartamento ove sfuggire dal calore asfissiante della grande città.

Peccato che, per un disguido da overbooking, i tre nuclei familiari si ritrovino indirizzati al medesimo grazioso appartamento, e la disputa per riuscire a spuntarla, li conduca tutti tra le braccia risolutrici e spicce di un carismatico anziano brigadiere di polizia, che, grazie ai suoi modi di fare sin troppo faciloni e sbrigativi, induce le tre famiglie a trovare un'accomodamento - tutto italiano - che li induca a dividersi quel medesimo grande appartamento, per tutto il periodo della vacanza.

L'occasione, utile dapprima ad accentuare i contrasti già epidermici che si creano subito tra le tre eccentriche e assai differenti famiglie, si trasformerà nell'occasione ideale, per ognuno, per migliorarsi, fare autocritica, sviscerare certe proprie manie e certi malcelati vezzi comportamentali che la vita ordinaria quotidiana non aveva mai permesso loro di poter approfondire e sviluppare.

Trovandoci di fronte ad un film del Trio più noto del cinema italiano, qui di ritorno dopo un periodo piuttosto deludente sia qualitativamente, sia in termini di incassi, ed affidati alla regia di Massimo Venier, regista delle migliori prove in assoluto nell'ambito dell'avventura cinematografica ormai venticinquennale di Aldo Giovanni e Giacomo, le sfumature caratteriali in evoluzione, l'autocritica e la presa di coscienza che caratterizza il percorso di molti dei riusciti personaggi della semplice ma riuscita commedia, si alternano alle gag con cui ognuno dei tre comici torna a concentrarsi sul proprio collaudato, più che apprezzato cavallo di battaglia: l'irresistibile indolenza di un Aldo, stavolta arricchita da una struggente, accorata parentesi drammatica privata celata fino alla fine; la crudele maniacalità di un Giovanni pusillanime ed incapace di esprimere i concetti maniacali di cui egli stesso si fa portavoce indefesso; la perfida superiorità ostentata da un Giacomo che nasconde nell'irrinunciabile senso di superiorità sbandierato nei confronti dell'universo, un disagio dalle sfaccettature sin drammatiche per non saper fare da padre ad un figlio non suo che lo considera un riferimento ben più di quanto le circostanze possano dimostrare apertamente.  

La semplicità e linearità della vicenda, tutta imperniata sul qui pro quo iniziale, riesce a valorizzare al meglio e a tradurre nuovamente in qualcosa di gradevole e spiritoso, la verve comica dei tre noti comici che, coadiuvati da tre splendide partners dai ruoli assai ben delineati (Maria Di Biase, Carlotta Natoli, Lucia Mascino), e da ottimi attori impegnati in ruoli di contorno (Michele Placido del brigadiere di cui sopra) e Roberto Citran nei panni di un vecchio e vendicativo compagno di scuola di Giacomo, danno finalmente vita ad un capitolo cinematografico degno dei migliori precedenti, ovvero, secondo le mie personali preferenze, di Tre uomini e una gamba e Chiedimi se sono felice.

Gradevole la colonna sonora affidata al bravo cantautore Brunori Sas, oltre che alla celebre, splendida canzone di Bruno Martino, Estate.

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