Regia di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Massimo Venier vedi scheda film
Odio le Statue (L.L.), ovvero: Ignudi Fra i Nudisti (https://youtu.be/6AVykXVL_xw).
Già dal trailer mi convinsi che il film mi sarebbe piaciuto, e dopo avervi assistito posso affermare, con bias di conferma, che ad oggi "Odio l'Estate" è l’opera magna dell’opera omnia di Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti (e, particolare di non poco conto, a loro riunito dopo più di 15 anni, Massimo Venier, da Radio Popolare a Quelli Che il Calcio passando per la Jalappa’s Band, che per l’occasione in assolo cura la regìa, oltre a sceneggiare col trio, Davide Lantieri e Michele Pellegrini), quindi anche considerando - sempr’e solo in campo cinematografico, escludendo teatro e televisione - i “classici” degli esordi con lo stesso Venier, oltre che, va da sé, la parentesi “canonico-tradizionale” con Paolo Genovese e gli “esperimenti” di Marcello Cesena e Morgan Bertacca.
E poi i culi - e la bravura delle loro portatrici - al vento serotino di Lucia Mascino [“Un Altro Pianeta”, “Amleto²”, “I Delitti del BarLume”, “Piccola Patria”, “La Pelle dell’Orso”, “Amori Che Non Sanno Stare al Mondo” (con Carlotta Natoli), “La Prima Pietra”, “Favola”, “Bang Bang Baby”], Carlotta Natoli [figlia di Piero, col quale girò, sin da giovanissima, “Con… Fusione”, “Chi C’è C’è”, “Gli Assassini Vanno in Coppia” e “Ladri di Cinema”; e poi: “Le Amiche del Cuore”, “Miracolo Italiano” (l’episodio con Cecilia Dazzi, per citare un’altra attrice di grande talento e in diritto di maggior fortuna), “Caruso, Zero in Condotta” (sempre con Cecilia Dazzi), “Amori Che Non Sanno Stare al Mondo” (con Lucia Mascino), “Troppa Grazia”] e Maria Di Biase [con Corrado Nuzzo: “Tua Sorella” (in “Mai Dire Gol”) e “Vengo Anch’Io”] fanno il resto, assieme a caratteristi di contorno d’altrettal’e tanta ovazione: Roberto Citran (malefico proprio come solo un padovano che si chiama Rudi Contrada potrebbe essere), Michele Placido (che anche gigioneggiando “distrattamente” in versione Cristoforo Colombo ne “Il Caimano”, come già in “2061 - Un Anno Eccezionale”, porta a casa una secchia intera di pagnotte plaudenti), Carlo De Ruggieri (dallo stagista schiavo e "Muto!" al nervo alveolare menomato), Pietro Ragusa, Francesco Brandi… Più i giovani (Davide Calgaro e Sabrina Martina), i giovanissimi (Edoardo Vaino), gli eterni (Massimo Ranieri) e persino i danesi (Harald Ottesen Nødtvedt).
Le terse e fresche ore del mattino invitano alla corsa: maggio è combinato di verde e di bleu. Carlo Linati, guidatore impeccabile, è amico del mattino, del maggio, del bleu, e così mi diede convegno alle sette. Egli possiede un orologio d'oro. Fu questo orologio d'oro che gli permise di levarsi puntualmente, di preparar tutto in bell'ordine, e di trasecolare stupefatto, nella più autentica e lombarda innocenza, quando, al vedermi, seppe che erano le otto precise. - Il Corso Buenos Aires e il Viale Padova fecero il resto. Sulla strada foranea zampillavano da ogni parte i nostri concittadini: chi era a piedi, chi in bicicletta; chi s'era appisolato sul suo carro, chi aveva l'aria d'essersi dimenticato la sinistra e la destra. Vecchi cavalli, storditi dal primo sole, fiutàvano la primavera, come una reminiscenza platònica. Carlo Linati ebbe per ognuno un intelligente colpo di volante, ed io una parola gentile per ognuno: per fortuna questa parola gentile la sentiva soltanto Linati.
Carlo Emilio Gadda – “Con Linati, a Grande Velocità” – maggio-giugno 1932 [manoscritto di un articolo (o “prosa di viaggio”) rimasto parzialmente inedito, rifiutato allora dal quotidiano milanese “L’Ambrosiano” perché “in un giornale politico la varietà non deve abbondare” (cit. Giulio Benedetti, l'allora direttore del lenzuolo medio-borghese) e pubblicato integralmente nel 2010, a cura di Claudio Vela, in “I Quaderni dell’Ingegnere – Testi e Studi Gaddiani – Nuova Serie – Volume I (n. 6) – Ugo Guanda Editore / Fondazione Pietro Bembo].
Ecco, non si chiede certo questo tipo di umorismo ad AG&G, ma il piacere che in questo caso restituiscono, pur non nato dal titillare le stesse sinapsi (e sdrucciole accentate in coppia), è il medesimo.
Certo, il copione è quello, e cioè il “solito” [le differenti classi sociali (da Totò vs. Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi o Vittorio De Sica sino a "Ferie d'Agosto", con Natoli padre) che, costrette a convivere, si scontrano, e l’on the road, e la malattia…], ma una cosa va detta, ripetuta e ribadita sino allo sfinimento: in “Odio l’Estate” non c’è un tempo comico sbagliato, fuori luogo o a vuoto. Non. C’è.
Fotografia di Vittorio Omodei Zorini (“Sonetàula”, “20 Sigarette”, “Gli Equilibristi”, “Breve Storia di Lunghi Tradimenti”, “I Nostri Ragazzi”, “Brutti e Cattivi” e il prossimo Venier/AG&G: “il Più Bel Giorno della Nostra Vita”). Montaggio di Enrica Gatto, proveniente dal documentario (“Sarà un Paese”, “La Natura delle Cose”) e qui al suo primo lavoro di finzione (confermata anch’ella per il prossimo - una bella ravanata - blockbuster del trio/quartetto). Musiche di Dario “Società in Accomandita Semplice” Brunori , con "La Verità" da "A Casa Tutto bene" sui titoli di coda (più, ovviamente, “(Odio l’)Estate” di Bruno Martino (e Bruno Brighetti), un paio di hit immortali di Massimo Ranieri e “Che Coss’è l’Amor” di Vinicio Capossela a sbucare ancora e per sempre da sotto la sabbia). Produce per Medusa (e il product placement impera/impazza - ed è subito voglia di comprarsi un SUV SsangYong Rexton seconda serie restylingato diesel/benzina, in culo alle ibride plug-in, ché intanto l’umanità è già bella che condannata da sé -, ma non stroppia troppo), e per l’ultima volta (morirà col film nelle sale d’appena una settimana, e un mese dopo il SARS-CoV-2 scatenerà la CoViD-19), il loro storico “impresario”, Paolo Guerra (il “Riccardo Va all’Inferno” di Roberta Torre proprio con Massimo Ranieri), e per quel che vale è, se pur prematuro, un degno addio.
E comunque: “È l’anno dell’Inter?” Sì, certo, col coso… come si dice… col coso... Ah, già: col cazzo. (Oh, questo film del 2019-'20 l’ho visto nel 2022 su Netflix, mica nel 2021.)
* * * ¼/½ - 6.75
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