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Ed ora... raccomanda l'anima a Dio!

Regia di Demofilo Fidani vedi scheda film

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La recensione su Ed ora... raccomanda l'anima a Dio!

di scapigliato
6 stelle

Terzo dei poveri western a basso costo di Miles Deem, bel pseudonimo per Demofilo Fidani da Cagliari, e primo per il bel Fabio Testi che diventerà in seguito uno dei volti più conosciuti del genere. Siamo in un West molto posticcio, arrabbattato tra i monti gotici del Lazio, incredibimente onirici e favolistici, ma purtroppo impoverito di molto nella sceneggiatura, nei dialoghi e nella direzione artistica. La puerilità che contraddistingue i lavori di Fidani, come quelli di Klimovsky in Spagna, fa quasi tenerezza. Ad essere obiettivi, il suo è un cinema che difficilmente si può salvare, fatta eccezione per alcuni elementi che da sembre ne permettono la rivalutazione: la presenza di nomi magistrali come Gordon Mitchell, Jeff Cameron e Klaus Kinski, la buona proliferazione con cui ha navigato il genere come regista dal 1967 al 73 (ben 14 titoli in 7 anni), e soprattutto la buona artigianalità, questa doverosamente riconoscibile, nelle scene d’azione. Infatti è in questo territorio che anche “Ed Ora... Raccomanda l’Anima a Dio!” eccelle nonostante tutti i buchi e le mediocrità su cui poggia.
La storia è quella di tre avventurieri che s’incontrano per strada e scoprono di essere tutti diretti a Denwer City (Denver era troppo semplice...) per un motivo preciso. Fabio Testi, figlio di cotanto padre (tale Gary Cooper!), torna per vendicarne il delitto; Fardin torna per riprendersi l’oro che tempi addietro qualcuno gli aveva trafugato con l’inganno; Jeff Cameron, ovvero Nino Scarciofolo, è solo una canaglia, un viveur, un vero avventuriero che s’aggrega ai due vendicatori per spirito d’avventura, sperando comunque di guadagnarci qualcosa. Mentre Fabio Testi, al suo primo spaghetto, s’ingessa negli abiti da damerino che ogni tanto torneranno nel suo guardaroba, e mentre Fardin, brutto, sporco e rognoso, allontana da sè ogni piacere estetico, Demofilo Fidani insiste stranamente con il personaggio di Cameron su alcune venature erotiche. Infatti è portato in scena con un coté da grande manzo del faroeste (per dirla alla portoghese), con alcune venature queer insospettabili. Va detto però, che mentre Jeff Cameron simpatizza con tutte le femmine in calore della pellicola, cosa che fa anche Fabio Testi seppur con un tono più dimesso, quasi da copertura, i due personaggi di Testi e Fardin sembrano allontanarsi dall’attrazione femminile per avvicinarsi a quella omoerotica dell’intesa tra i loro due ruoli. Gli accenni all’erotismo non mancano neppure tra le mura del cattivo Ettore Manni che bardato da ogni lusso di gusto decadente è regolarmente accompagnato da due prostitute d’alto borgo, le uniche tra l’altro a seguirne il feretro al funerale. Certo, non ci sono vere e proprie allusioni omosessuali, né tantomeno esplicitazioni erotiche, ma l’atmosfera impalpabile del film permette di farsi qualche castello per aria.
Questa impalpabilità è forse solo una conseguenza non voluta della bassezza autoriale del testo filmico. Si salvano solo alcune scene d’azione. Su tutte, la sparatoria ingaggiata da Fabio Testi nel canyon laziale, ben ritmata e ben illuminata. Mentre il finale, ahinoi, è la sintesi della puerilità sgangherata del resto del film: dialoghi ridicoli, strappati a forza da quelli che i bambini usano per giocare tra di loro; un montaggio che per l’amor di dio!; una sceneggiatura di cartapesta che s’accartoccia ogni volta che si gira pagina. Gli attori apportano di loro una grande presenza scenica, come faranno in futuro i feticci del regista (Jack Betts collaborò con Fidani in 7 pellicole, e Gordon Mitchell, con il suo Cave Film Studio, in ben 8 film), ma obiettivamente questo non basta. Jeff Cameron, uno dei volti fidaniani più conosciuti (ben 7 film all’attivo), è l’unico in “Ed Ora... Raccomanda l’Anima a Dio” a incarnare al meglio il proprio personggio, tra l’altro quello più interessante anche sulla carta. É un viveur, senza casa e radici, un avventuriero godereccio e libertino, sul modello di Terence Hill. In più viene reso con un’attenzione tutta omoerotica sia per piacere ai gusti femminili sia per insinuare la libido pure nel monolite maschile. E qui entrano in gioco, come specchio riflesso di un’attrazione impossibile, gli sguardi complici e le attenzioni virili del damerino Testi e del burbero Fardin. Certo, riflessioni per nulla supportate da dichiararioni di intenti né da altro, ma curiose sono a volte le scelte inconsce in cui incappano attori e registi e che in seconde analisi emergono tutto il loro affondo psicoanalitico. Ma nonostante questo, nonostante le belle scene d’azione e l’inizio folgorante con una rissa pronti e via, senza un perchè oggettivo (e questo è cinema! Senza troppe spiegazioni), il film è brutto, davvero. Pecca di una puerilità non giustificabile coi pochi mezzi. Affatto.

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