Regia di Pollyanna McIntosh vedi scheda film
Brutto seguito di Woman -un film modesto pur se a suo tempo sopravvalutato- scritto, recitato e diretto (a mo' di esordio) dall'antipatica protagonista, la scozzese anticlericale e iperfemminista Pollyanna McIntosh.
Darlin (Pollyanna McIntosh), vagando per la città, viene investita da un'auto e portata in un ospedale. Date le condizioni critiche in cui versa, viene affidata all'istituto filantropico San Philomena dove diventa il mezzo, perseguito da un cinico vescovo (Bryan Batt), per promuovere la religione cattolica, in tal caso in grado persino di "addomesticare" una ragazza selvaggia. Intanto Peg (Lauren Ashley Carter), sulle tracce di Darlin, finisce per essere accolta da un gruppo di clochard.
Seguito di un film a suo tempo sopravvalutato -ma già da tutti dimenticato (a ragione)- dal titolo Woman. Al tempo stesso terzo tassello di una trilogia ispirata da un romanzo di Jack Ketchum che è andata, con il tempo, a calare. A seguire, una breve (e ovviamente personale) opinione dei capitoli precedenti.
Offspring (Andrew Van den Houten, 2009) - Recensione pubblicata anche su Il davinotti
Nel XIX° secolo una stirpe di dissennati cannibali delle caverne, agisce a Dead River, un paesino sul confine canadese. Per anni, di generazione in generazione, un gruppo di nomadi e sanguinari, va alla caccia tra i boschi e paesotti isolati. Preda: l'essere umano civilizzato. Un pizzico di Le colline hanno gli occhi, un boccone di Non prendete quel metrò e tanto di Ma come si può uccidere un bambino?. Il tutto condito con dosi splatter sconfinati spesso nel ridicolo. L'idea era simpatica (anche se non nuova) ma gli attori in tenuta adamitica fan ridere per look e recitazione. Grunt! al sangue, insomma.
Woman (Lucky McKee, 2011) - Recensione pubblicata anche su Il davinotti
Il registro tematico del film non è costante. Inizia con molta superficialità, Woman, senza dare alcuno spessore agli eventi. Pecca di credibilità nel mettere in mostra un comportamento assurdo in quanto appoggiato - più o meno - da ogni elemento della famiglia "borghese". Per fortuna dal secondo tempo in poi McKee si ricorda che sta dirigendo un horror. E si ricorda anche, probabilmente, di Martyrs quando decide di mettere in mostra un campionario di torture che vorrebbero, agevolmente, dare spessore alla motivazione critica, verso la misoginia e l'atteggiamento maschilista in genere.
Darlin' (Pollyanna McIntosh, 2019)
Arriviamo così a Darlin', opera ascrivibile pienamente alla scozzese Pollyanna McIntosh, attrice presente in tutta la trilogia (nonché apparsa nel serial televisivo The walking dead), che qui non solo riprende il ruolo della selvaggia protagonista ma scrive la sceneggiatura e -peggio che mai- dirige il film. Che, attenzione, nonostante la classificazione di genere (horror) in realtà è un lungo trattato femminista (ascoltate la canzone sui titoli di coda per capire), ideologicamente posizionato a sinistra (questo non è propriamente un difetto, comunque la si pensi politicamente).
Decisamente polemico verso le istituzioni religiose, a favore degli emarginati e delle "indifese" ragazzine (molestate nientemeno che dal Vescovo), Darlin' sprofonda in un mieloso e insopportabile buonismo, arrivando persino a bandire gli effetti splatter (limitati ad un paio di irrealistici contesti). È tutto girato al rallentatore (nel senso che i 100 minuti di durata sono percepiti essere 1000) e interpretato piuttosto cagnescamente, con personaggi macchiette (la capo clochard e soprattutto Bryan Batt, Vescovo dal costante sorriso ebete sul viso). Procede sulla via "impegnata" a senso unico, con dialoghi obsoleti e concetti retorici. Dopo una sfilata di partecipazioni a questo o quel festival di genere (ospite inappropriato non essendo affatto film di genere), a luglio 2019 è uscito nelle sale americane, mentre si riserva qualche altra comparsata (sarà proiettato in agosto anche al FrightFest). Assai inattendibile il punteggio dell'imdb (5 su 10, come risultato di 273 voti), e ciò scritto non tanto per atteggiamenti prevenuti nei confronti delle tematiche espresse, ma per il pessimo risultato ottenuto dal film sul piano visivo e spettacolare. Senza nulla togliere a prodotti impegnati, ovvero che hanno cose da dire, Darlin' rappresenta il classico risultato ch'è frutto di una regista/sceneggiatrice/attrice velleitaria e spocchiosa; arroccata su posizioni dicotomiche e fuori tempo. Ma, soprattutto, non in grado di ricoprire almeno due dei tre ruoli che si è trovata a svolgere in questa infelice circostanza.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta