Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film
Scontata una lunga e ingiusta condanna ai lavori forzati, l'ex-ufficiale dell'esercito Gary Hamilton (Klaus Kinski) si reca al villaggio natio per regolare i conti. Ovvero DANZA MACABRA in versione western. Vendetta e avidità sono i temi al centro di questo spaghetti-western, il terzo diretto da Antonio Margheriti, mestierante molto attivo nella fantascienza nostrana e nell'Horror gotico. A livello narrativo si tratta di un film senza alcuna novità da segnalare, visto anche un soggetto già sfruttato in tutte le possibili salse. Nonostante tutto, E DIO DISSE A CAINO...e' una pellicola degna comunque di considerazione per almeno due motivi: il primo e' quello che troviamo l'istrionico Klaus Kinski, eterno cattivo del grande schermo, protagonista assoluto, oltretutto in un ruolo insolitamente positivo, nonostante il suo personaggio si rivelerà essere un individuo implacabile e vendicativo. Il secondo e' quello che Margheriti gira un western notturno permeato da un' atmosfera gotica e tenebrosa, che già si può constatare dal titolo a sfondo biblico. Il vento soffia costantemente, un cadavere viene trovato impiccato alla corda della campana della chiesa che suona a morto (idea "saccheggiata" al gotico LA CRIPTA E L'INCUBO di Camillo Mastrocinque) e il nostro protagonista che si muove in cunicoli sotterranei apparendo ai suoi nemici come un'entità astratta e spettrale. L'anno dopo Sergio Garrone ne approfitterà e metterà in scena DJANGO IL BASTARDO. Anche qui un pistolero-fantasma consumerà la sua vendetta in una notte. Ma anche Clint Easthwood con il bellissimo LO STRANIERO SENZA NOME e' in un modo o nell'altro debitore di questo film. Convincente anche il resto del cast, con il tedesco Peter Carsten impeccabile come cattivo.
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