Due fratellastri da tempo persisi di vista, entrambi male in affare, essendo uno mago (Christian De Sica) costretto a svendersi in cerimonie private di bassa lega, e l'altro imprenditore di poco successo (Carlo Buccirosso) vessato da un suocero ricco che lo considera un buono a nulla, si ritrovano a seguito della morte del padre napoletano, di nome Vittorio (guarda un po'...) un artista e personaggio di spicco, ricco di personalità e pure di vizi. Scesi da Roma e da Milano per le esequie, i due sperano di poter contare sul patrimonio del defunto, ma lo ritrovano tutto ipotecato e svilito. In più, i due sventurati ed inetti scoprono l'esistenza di un terzo fratello (Gian Marco Tognazzi), afflitto da turbe psicologiche perenni, tra cui la tendenza a mettersi in contatto con gli spiriti dei morti.
Disperati, i due troveranno la forza per reagire alla sventura puntando proprio sulle capacità del terzo nuovo fratello, ed aprendo una sorta di agenzia acchiappa fantasmi alla Ghostbuster, tentando in tal modo di recuperare almeno la casa del vecchio padre, gravata da ipoteche per loro impossibili a cui far fronte.
Al di là di voler riproporre una versione tardiva e tutta italica di Ghostbuster, l'idea di una commistione tra commedia comica ed horror poteva sulla carta funzionare, come poteva suggerire un interessante incipit dai contorni inquietanti più di quanto potesse essere lecito aspettarsi.
Poi però una sceneggiatura pedestre lascia molto presto spazio alla sciatteria, a limitare la quale non basta la verve innegabile di Christian De Sica (peraltro responsabile della risibile, confusa sceneggiatura, oltre che regista ed interprete) e del socio Carlo Buccirosso.
La commedia distrugge ogni appeal, e anche il ritorno al lato horror riserva scene fiacche e ridicole degne de La terza madre di Argento.
Non basta la chicca "paterna" di un De Sica Christian nostalgico, impegnato a far rivivere (con una somiglianza sconcertante) l'indimenticato padre Vittorio nel sogno rivelatore finale.
Il film rimane debole e fiacco, svilito da una scrittura maldestra e colma di falle.
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