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Sono solo fantasmi

Regia di Christian De Sica vedi scheda film

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La recensione su Sono solo fantasmi

di mm40
2 stelle

Due fratelli napoletani male in arnese si ritrovano dopo tanto tempo all’apertura del testamento paterno. Scoprono di non avere nulla in eredità, se non la sorpresa di un terzo fratello sconosciuto fino a quel momento. Unendo i tre ingegni decidono di dar vita a un’agenzia di acchiappafantasmi.

Soggetto di Nicola Guaglianone e Menotti (come dire: tanto mestiere, ma anche idee in genere originali), sceneggiatura di Christian De Sica, Luigi Di Capua e Andrea Bassi: la sensazione che qualcosa sia andato storto a cavallo fra le due fasi di scrittura è forte. Perché Sono solo fantasmi è un film che guarda strabicamente con un occhio agli spiriti di De Filippo (Questi fantasmi, la superstizione e la furberia dei napoletani) e con l’altro a quelli dei Ghostbusters (Ivan Reitman, 1984) – e fin qui tutto accettabile, se indirizzato in maniera un minimo logica e ironica – costellato però di un umorismo da cinepanettone che prevede invariabilmente nel suo menu gag coprolaliche sugli escrementi o materiali affini, nonché l’eterna e ormai insulsa diatriba milanesi vs. napoletani. Sembra insomma che i buoni spunti di partenza siano stati soffocati dalla voglia di arrivare prima e il più diritto possibile al grande pubblico, sensazione confermata dall’uscita in sala a fine novembre della pellicola, in tempo per anticipare le ineluttabili commedie natalizie di simile risma. Christian De Sica come regista ha i suoi evidenti limiti fin dai movimenti di macchina, ma per il contesto questo è un problema secondario; apprezzabile invece la scelta del trio di protagonisti, con lo stesso De Sica abile mattatore sullo schermo affiancato dall’ineffabile spalla Carlo Buccirosso e da uno stralunato ed efficace Gianmarco Tognazzi; in altri ruoli troviamo quindi Leo Gullotta, Marzia Onorato, Valentina Martone, Gianni Parisi e Ippolita Baldini. La trovata di inserire nella storia un padre donnaiolo e giocatore d’azzardo che risponde al nome di Vittorio sarebbe anche carina, se non facesse ripensare immediatamente a quanto proprio quel Vittorio (De Sica, e chi altri?) fece dedicando a suo padre l’immenso Umberto D. (1951): il paragone fra i due film è impietoso e francamente troppo oneroso per Christian. Ultima constatazione: probabilmente a questa opera un po’ ambiziosa e un po’ caciarona è preferibile un lavoro squinternato, ma coerente come Amici come prima, nel quale l’anno precedente Christian De Sica era tornato in coppia con Massimo Boldi per dare al pubblico ciò che si poteva aspettare. 2/10.

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