Regia di Checco Zalone vedi scheda film
Come non andare ad assistere al nuovo campione di incassi del fenomeno nazional popolare Checco Zalone, che ormai sta ricevendo il plauso sempre più convinto anche della critica italiana? Eppure, anche se rischio di trovarmi in minoranza, anche questo come "Quo Vado" mi è sembrato un filmetto tirato via, nel complesso scipito e con una trama piuttosto sfilacciata. Zalone ha abbandonato il suo collaboratore fisso Gennaro Nunziante, pare per problemi di soldi su cui non si sono messi d'accordo, e qui si prende la grossa responsabilità della regia, mentre alla sceneggiatura chiama una penna esperta e prestigiosa come Paolo Virzì. Eppure il film ha una progressione narrativa piuttosto incerta, con alcuni snodi a mio parere poco chiari o non approfonditi, e anche qui si ride relativamente poco, perché le gag non hanno più la freschezza e la cattiveria genuina dei primi film. Fra l'altro Zalone avrebbe fatto bene a giovarsi di qualche spalla comica dell'esperienza di Papaleo o Marescotti, mentre gli sconosciuti non attori di colore da lui reclutati fanno quel che possono, ma non lasciano in fin dei conti un'impressione memorabile. L'inevitabile satira di Salvini e della Lega è molto blanda, l'apparizione di Nichi Vendola tutto sommato azzeccata, qualche battuta come "Grazie Aftar" personalmente l'avrei evitata. Alcuni critici sostengono che la regia sarebbe più curata rispetto a Nunziante, ma personalmente non ne sarei troppo sicuro e gli inserti canori graffiano poco, soprattutto il banale inserimento di "Italia" di Mino Reitano. All'attivo soprattutto la simpatica figura dell'amico di colore appassionato di cinema che lo chiama sempre Cecco, qualche siparietto comico che strappa il sorriso senza pretendere troppo dallo spettatore, ma nel complesso per me rimane una delusione ed è un peccato per un film che arriverà comunque a 50 milioni di incasso.
Voto 5/10
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