Regia di Checco Zalone vedi scheda film
Derive e approdi. Umani e filmici. E un modo diverso di mostrare quanto non solo il dolore e la sofferenza hanno il diritto di farci conoscere. Checco Zalone, maschera nostrana dissacrante e (auto)canzonatoria, ci accompagna in un viaggio della speranza (o della disperazione, per lui, di tornare in Puglia) che attraversa tutte le tappe obbligate (il deserto, la Libia, il Mediterraneo) di quel tragitto che in molti hanno compiuto per arrivare fino a noi. Questi luoghi vengono trasfigurati cinematograficamente in maniera surreale attraverso invenzioni visive e sonore (con suggestioni da musical) che ci trasportano così su un piano narrativo in cui sono l’immaginazione e il suo potere a vincere. E trascinati in questi spazi di delirio (dis)organizzato non si può far altro che ridere, perché è nell’ironia, come ben sappiamo, l’arma migliore contro le ingiustizie del mondo.
Luca Medici, ancora nei panni del suo famoso personaggio, ci butta addosso (sporcandosene in prima persona) parecchia della merda e dei vizi caratteristici del nostro popolo, affrontandoli sempre in bilico fra disgusto e appartenenza, tra improvvise possessioni ducesche e sogni imprenditoriali di paradisi fiscali in cui vivere felici e impuniti. Dunque si mandino a cagare per direttissima tutti coloro che si fanno belli e avventurosi (il personaggio del giornalista francese) nel tentativo di raccontare i drammi dei migranti e si dia voce a chi sappia trasformare quell’insieme di esperienze in qualcosa di differente. Perché non c’è solo tragedia nelle storie di queste persone ma anche un calore e una semplicità e un desiderio di continuare a vivere e con esso un senso di gioia che dovrebbero farci riflettere più di ogni altra cosa.
Tolo Tolo è un film furbo, imperfetto, a volte narcisista, registicamente improvvisato, candidamente ignorante, con inserti di Pasolini e Rossellini che chissà come si sarebbero posti davanti a questa Italia e dai quali si fugge via nella ricerca di nuove strade espressive da percorrere, anche se confusionarie e incerte. Luca Medici ha il grande pregio di non prendersi mai sul serio e di rimandarci un riflesso, dallo schermo, di quanto, sotto le griffe e gli abiti firmati, stia divenendo orribile e stupida la gente che ci circonda. Fare cinema, così, significa anche riscrivere la realtà, deviarla, alterarla, perché diventi uno spazio condiviso. Prima con le immagini e le risate e poi, speriamo, fuori dalle sale, con la testa e con il cuore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta