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Cetto c'è, senzadubbiamente

Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Cetto c'è, senzadubbiamente

di axe
5 stelle

Cetto La Qualunque ha chiuso con la politica. Da alcuni anni si è rifatto una vita in Germania, gestendo una catena di pizzerie, nelle quali si esibisce come cantante di dubbio gusto, e nel frattempo istruendo al malaffare l'imprenditoria tedesca. E' costretto, però, a tornare rapidamente in Italia, alla notizia dell'imminente morte della zia. L'anziana, raggiunta presso la grande casa familiare, gli racconta un qualcosa che ignorava sulle sue origini. Cetto sarebbe figlio di un principe Borbone, e pertanto erede al trono del Regno delle Due Sicilie. Grazie all'appoggio di nobili e notabili, in particolare del conte Venanzio, l'intrallazzatore calabrese si propone come futuro re d'Italia. La sorte sembra essergli favorevole, ma quali sono i veri interessi dei suoi sostenitori ? Terzo episodio della serie di film basati sul personaggio di Cetto La Qualunque, l'intrallazzatore calabrese interpretato da Antonio Albanese; non ha la carica di "cattiveria" del primo, ma è certamente più significativo del secondo. Cetto La Qualunque è un personaggio teoricamente sgradevole. Opportunista, avido, privo di morale, nitidamente interessato alla soddisfazione degli istinti più bassi; ma quanto di noi, c'è in lui ? Sicuramente tanto. Il suo stesso nome richiama il noto "qualunquismo" che alberga, in varia misura, in buona parte del popolo italiano. Il protagonista non si nasconde, esibisce anzi tale caratteristica con orgoglio. Ciò rende Cetto simpatico agli occhi dello spettatore; lo è, certamente, più dei suoceri, che mostrano una non troppo velata nostalgia per il nazismo; o del figlio Melo, il perfezionista sindaco di un paese ormai privato del calore e dell'atmosfera tipici di tali località; lo è, inoltre, rispetto ai nobilastri e faccendieri di ogni genere che lo vorrebbero inerte strumento nelle loro mani; lo è, infine, perchè coglie nel segno con le sue valutazioni. Sa di essere la "minchiata" giusta al momento giusto, per un paese in crisi di valori, nel quale il successo in politica appartiene a chi "le spara più grosse". Ho apprezzato, quindi, la caratterizzazione del personaggio, e l'interpretazione di Antonio Albanese, con il suo ostentato accento dialettale, la volontaria storpiatura dei vocaboli ed il look sgargiante e volgare. Molto meno la sceneggiatura, in particolare nella conclusione, che giunge improvvisa e quasi senza senso. Un peccato; come spesso ho riscontrato in opere italiane, la trama sembra "sfuggire di mano" al regista, il quale, dopo aver posto un personaggio già ben definito all'interno di un contesto interessante, non ne sa gestire le sorti. Ambientazioni, scenografie, contesti sono prevedibili. Cetto rappresenta una tempesta di sana volgarità popolare, in grado di sconvolgere le quiete ma torbide acque del profondo malaffare italiano, quello portato avanti "sottobanco" da personaggi eleganti e raffinati, eminenze, perbenisti ... "tutta gente che non fa un c****", per dirla con le sue parole ! Non a livello del primo episodio, ma da vedere, se piacciono il personaggio ed il genere.

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