Regia di Giulio Manfredonia vedi scheda film
Un film godibile, e non senza una morale. Favoletta dalla trama assai esile, scorre veloce senza mai annoiare. Unico neo: pasticcia un po' con la storia italia contemporanea, pur non dicendo cose sciocche. Non è un vertice della commedia, come era Qualunquemente: le idee hanno una loro originalità, ma non tutte brillanti. Spesso c'è il tono commerciale, da risata forzata, ma spesso no: il meglio il film lo mostra quando mostra i vizi storici dell'identità politica italiana. Corruzione, volgarità, ignoranza, grande evasione fiscale, mancato rispetto delle leggi, maschilismo, insensibilità verso ciò che nella natira è delicato, bello e nobile: Albanese qui centra ancora il bersgalio. Questi sono tratti tipici che la maggioranza degli italiani non ha mai voluto condannare come meritava: e che quindi hanno sempre portato più vantaggi che svantaggi a chi li praticava, che sovente così è assurto al rango di classe dirigente. Per gli onesti, i colti... lo spazio è sempre stato ridotto, e perdente, in ultima analisi.
Splendido lo stupore per l'Italia che nel frattempo sembra cambiata in senso ecologista e più umano in generrale: Cetto non vi si riconosce. Il grande vecchio è tornato, ma alla fine avrà ragione lui, citando Tomasi de Lampedusa: non cambierà mai niente. Inutile illudersi come fa il figlio, la legalità continuerà a dare handicap. E tutto sarà sempre deciso da massoni.
Grande interpretazione di Albanese, che non si smentisce mai. Bravi tutti i comprimari, certi bravissimi.
Il meglio sono i dialoghi, con punte molto acute. Il grottesco è sfruttato con grande sapienza. Bella la colonna sonora, agghiacciante per i contenuti volutamente provocatori dei titoli di coda di "Io sono il re" e della perla "Il vero amore "
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