Regia di Neal Sundstrom vedi scheda film
Quinto capitolo della saga avviata da Joe Dante e, in parte, ispirata ad un ciclo di romanzi di Gary Brandner, come il precedente anche in "Howling V: The Rebirth" abbiamo lo zampino di Clive Turner, produttore, soggettista, sceneggiatore e pure attore e anche qui, secondo almeno un 'trivia' di imdb, ci furono contrasti con il regista scelto, questa volta Neal Sundström (ma inizialmente Turner voleva il fratello Cedric).
Avevo letto pareri positivi, da 'fan dell'Horror anni '80, per questo film, soprattutto per l'idea di mescolare il tema licantropesco con una derivazione di "10 Little Indians" (che ancora devo leggere). Vedendolo, pur non avendo nulla contro la sostanziale estraneità narrativa dai film precedenti e apprezzando l'idea sopra citata (che a me ricorda anche il 'gioco sociale' dei lupi e dei contadini) più la presenza di Victoria Catlin ("Twin Peaks", l'attrice migliore qui dentro) e William Shockley (non proprio una cima, soprattutto vocalmente, ma lo ricordo come Hank in "Dr. Quinn" e da ragazzino mi faceva simpatia per i suoi capelli lunghi nonostante fosse un razzista di merda come personaggio), nel complesso ho trovato questo "Howling V: The Rebirth" piuttosto spentino, con una fotografia non brutta ma a tratti troppo scura (magari serve un restaurino, ma la versione da me vista non mi è parsa scadente), una colonna sonora anonima con dei "Sanctus" per me pacchiani a 'ornare' le morti, licantropi tenuti troppo 'in forse' per il quarto sequel di "The Howling" (ok tenerli nascosti per creare 'atmosfera', ma qui per quasi tutta la pellicola diversi personaggi principali dubitano ci siano davvero dei licantropi) e altre pecche. Ciò che più mi impedisce di trovare il film convincente, però, è la scarsa caratterizzazione dei personaggi, cosa che di per sé in un bmovie potrebbe anche starci (se ci fosse dell'atmosfera intrigante, e qui per me ce n'è troppo poca) ma a mio avviso in un lavoro che punta sul whodunnit e/o su pochi personaggi chiusi in uno spazio e in un tempo relativamente limitati costruire dei caratteri sfaccettati che si relazionano con modalità convincenti è fondamentale, invece qui purtroppo abbiamo degli stereotipi parlanti con qualche abbozzo di background banalotto infilato qua e là, smorzando la voglia di indagare su chi sia il personaggio 'colpevole' (o, meglio, 'licantropo'). A questo proposito, se per una buona oretta navigavo in alto mare nell''inchiesta', dopo una frase rivelatoria (mezzo SPOILER: si parla di cercare la persona più innocente) ho capito subito verso chi puntare il mio sospetto, azzeccando il pronostico e notando una certa ovvietà nella 'presentazione' iniziale, dai dialoghi al retroscena (SPOILER non così mezzo: quasi tutta la gente invitata al castello sembra avere o aver avuto una carriera di successo, ma sottolineo il 'quasi'), ma la 'rivelazione' finale è tenuta ambigua, anche se ormai è lampante da almeno mezz'oretta chi è chi.
Comunque, tra tutti i sequel del Capolavoro dantesco "The Howling", questo "The Rebirth" insieme al III è per me tra quelli più vicini al proporre qualcosa d'interessante, ma resta un'occasione sprecata e degenerata in un prodottino artisticamente mediocre, al massimo men che discreto.
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