Regia di Drake Doremus vedi scheda film
Tra ogni fine e un successivo inizio, c’è sempre un periodo di transizione, che vorremmo fosse contraddistinto da pace e tranquillità, tale da favorire una rigenerazione o, perlomeno, la cicatrizzazione delle ferite precedenti subite.
In realtà, trattasi di progetti personali che non tengono in alcun modo conto delle rifrazioni dovute alle interferenze esterne, di fronte alle quali la volontà vacilla.
In Endings, beginnings basta un soffio di vento per scardinare ogni proposito. Quando poi diventano due, dalla padella si passa direttamente alla brace.
Reduce da una relazione finita malamente, Daphne (Shailene Woodley) torna dalla sua famiglia per riprendere fiato e ricostruirsi una vita.
Durante una festa, conosce Jack (Jamie Dornan) e Frank (Sebastian Stan). Entrambi la corteggeranno. Con entrambi nascerà un legame, gestito da Daphne senza fare i conti necessari.
Il fato le presenterà il conto.
Endings, beginnings è l’ennesima tappa del cinema di Drake Doremus, sempre fedele a se stesso nello scandagliare la passione più travolgente, che spinge gli esseri umani a fare scelte forti e trancianti, lasciando in disparte la ragione a vantaggio di cuore e pancia.
Una perlustrazione che, a dispetto dei primi convincenti bagliori (Like crazy, Passione innocente, Equals), aveva recentemente mostrato segnali di cedimento (Newness, Zoe), qui resi quanto mai manifesti.
Di fatto, al di là di alcuni escamotage di montaggio, che cercano di scomporre le sensazioni rendendole sfuggenti, lo spartito è estremamente banale e convenzionale.
In questo modo, una ripartenza dopo una battuta d’arresto con le sue inevitabili scorie, perde precocemente vigore e diventa velleitaria, non facendo altro che creare un viatico consuetudinario.
Anche gli interpreti non vengono in soccorso. Tutti rimangono impaludati in una congiuntura senza orizzonti. Shailene Woodley si allontana dalle cartoline che le hanno regalato la notorietà (Colpa delle stelle, Divergent) ma è tragicamente insipida, mentre Sebastian Stan e il recidivo Jamie Dornan (Cinquanta sfumature di... ) sono di rara evanescenza, del tutto privi di quel fuoco sacro che contraddistingue i conquistatori.
Anche volendo tralasciare ogni considerazione ad personam, per cui dinnanzi a un’esecuzione karaoke di Losing my religion, interpretata da Shailene Woodley, sono crollato, Endings, beginnings è un film tremendamente spuntato, troppo manipolato per calamitare un pubblico generalista e altrettanto telefonato per intercettare chi pretende – giustamente – di assistere a un itinerario che non preveda i soliti schematismi.
Involuto, del tutto privo di una trazione risoluta.
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