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Le malizie di Venere

Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film

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La recensione su Le malizie di Venere

di mm40
2 stelle

Le vicende produttive di questo film, tormentatissime, sono certo più interessanti di quelle artistiche e relative alla banalissima storia, che ricalca vagamente il romanzo Venere in pelliccia di von Masoch, trasponendolo ai giorni nostri con una sceneggiatura firmata da Fabio Massimo e Inge Hilger. 1969: proprio con il titolo di Venere in pelliccia comincia (e si chiude) la lavorazione di una prima versione, fortemente osteggiata in Spagna (in cui la pellicola viene parzialmente girata) e del tutto censurata in Italia; un paio di anni più tardi qualche taglio provvidenziale alle scene maggiormente pruriginose produce la seconda versione del film, questa volta intitolato Venere nuda: ma per il circuito italiano è comunque ancora troppo. Soltanto lo strepitoso successo di Malizia (1973), che lancia definitivamente Laura Antonelli nell'olimpo delle star cinematografiche nazionali, permette a qualcuno - nella fattispecie, qui, il produttore Paolo Heusch - di riprendere interesse nel progetto, girare nuove scene ad hoc (in tutta probabilità, l'intera parte tribunalizia, che conferisce un aspetto più drammatico e serioso a un film altrimenti troppo smaccatamente erotico) e quindi lanciare finalmente anche nelle sale italiane questa terza versione del film oramai rinominato Le malizie di Venere, per cavalcare il successo del lavoro di Samperi. Nel frattempo siamo arrivati al 1975. Il regista Massimo Dallamano si firma fin dall'inizio Max Dillman, onde evitare problematiche di qualsiasi tipo (a conti fatti ne è valsa la pena, quantomeno nell'immediato); la Antonelli non è praticamente mai vestita (e, piuttosto giovane com'è, si converrà che è in ogni caso sempre un bello spettacolo); il suo partner sul set Regis Vallée è decisamente inconsistente a livello recitativo ed è piuttosto chiaro fin dai primi minuti del film che la storia si basa completamente sullo sfoggio dei particolari anatomici della protagonista e sui suoi pruriginosi istinti (e calorosi incontri). Finale tirato via, forse anche a causa delle arzigogolate vicende produttive di cui sopra; musiche allegrotte (niente di che) dei fratelli Reverberi. 2/10.

Sulla trama

La ninfomane Wanda intreccia una relazione apparentemente stabile con Xavier, che è profondamente innamorato di lei. Ben presto però la bella ragazza si mostra infedele e incapace di nasconderlo, ma lui riesce a sopportare tutto; un giorno viene trovata strangolata e i sospetti ricadono ovviamente su Xavier.

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