Regia di Jonás Trueba vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Eva decide di restare in città nell'agosto infuocato che spopola ogni anno la città di Madrid e la lascia in balia di qualche accorto turista in cerca del suo lato più intimo e genuino, e di chi non può permettersi di prendersi una sosta.
Non sappiamo molto di Eva, bella trentatreenne di cui scopriamo qualche caratteristica so nell'osservarla mentre subentra ad abitare in un appartamento di un amico, mentre si rilassa con amici in una ameno picnic al fiume; mentre incontra altri conoscenti andando al cinema, mentre la sua vita si incrocia con quella di un altro essere indipendente e solitario quasi quanto lei, e che Eva individua e pedina, fino a scegliere come suo probabile futuro partner.
Permettendosi pure, insolente ragazza, di potersi finalmente meritare una maternità che, per una donna di quella età, diviene quasi un passo di coscienza obbligato per non considerarsi una persona che non ce l'ha fatta a realizzarsi nei tempi e nei modi dovuti.
Che film intenso e vibrante questo The august virgin!
Senza una vera storia da raccontare, con lo sguardo puntato sulla meravigliosa protagonista, Itsaso Arana, bellissima anche se spesso di rosso vestita piuttosto male o con abbinamenti discutibili, o soluzioni che non ne valorizzano affatto le piacevoli fattezze.
Eva che guarda le stelle cadenti, e che ha il nome breve ma altisonante e capostipite che si merita, ed aspira anche ad una gravidarza misteriosa che solo la voce incoscente ma alla fine saggia e deduttiva dei bambini associa alla vergine nel mistero più affascinante e controverso della fede cristiana.
Jonas Trueba, cinesta di Madrid praticamente sconosciuto in Italia, ma qui già al suo quinto lungometraggio, racconta non tanto una storia, ma un personaggio con uno sguardo così attento e scrupoloso nei dettagli che è impossibile non associare allo stile, peraltro inimitabile, di Eric Rohmer.
Ci troviamo di fronte ad autore da riscoprire in fretta, questo è certo. Aspettando magari nuovi, densi, trepidanti capitoli di una poetica che incanta e ammalia lasciando nello spettatore un senso di soddisfazione che accresce e si modella ben oltre la fine del film, rimanendo nella mente, rielaborandosi fino a rilasciare continue, piacevoli sensazioni.
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