Regia di Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) vedi scheda film
L'ennesimo prodottino sbrigativamente scritto e girato nel segno della fotoreporter Emanuelle, bella e disinibita, sintomatico simbolo di un femminismo primordiale e ingenuo, più maschilista del maschilismo (in una scena la Gemser stupra una ragazza colpevole, a suo dire, di essere vergine ormai grandicella: questi sono i presupposti). Oltre alla citata Gemser, stupenda come sempre, compaiono Gabriele Tinti, Roger Browne e Paola Senatore, ma le frequenti parti hard della pellicola sono interpretate da attori appositamente reclutati, fra i quali c'è anche la mitica Marina Hedman Frajese; la pecca principale della confezione sta in un doppiaggio enfatico che rende perfino ridicola una storia già di per sè non esattamente geniale. Dopo una mezzoretta in cui si tenta di costruire una trama, il film naufraga definitivamente in un'accozzaglia di rapporti sessuali di varia fattura (omo, etero, bi, orgiastici...) gettati sullo schermo senza apparente logica. Sceneggiatura firmata da Ottavio Alessi, Piero Vivarelli e Maria Pia Fusco; il regista si riserva, come amava fare, la fotografia; musiche di Nico Fidenco, anche qui non proprio esaltanti. In quello stesso 1977 D'Amato dirigeva altri due capitoli della serie di Emanuelle, anch'essi dichiaratamente pornografici, e la Gemser tornerà ancora negli anni successivi in analoghi lavorucci (lavoracci) del regista romano. 1/10.
La giornalista d'assalto Emanuelle parte alla volta di un'indagine scabrosa nel mondo della prostituzione. Per non correre il rischio di perdere tempo, la bella reporter si getterà nella mischia confondendosi con le professioniste del sesso.
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