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Come ti ammazzo un killer

Regia di Michael Ritchie vedi scheda film

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La recensione su Come ti ammazzo un killer

di scandoniano
2 stelle

Commedia sui generis, con una coppia Matthau – Williams non totalmente amalgamata ed un messaggio di fondo (critica sociale ad un’America reaganiana tutta armi e superomismo) che fagocita tutto il resto.

Rispetto all’italiano “Come ti ammazzo un killer”, il titolo originale “The survivors” fa tutto un altro effetto e dà un senso più pregnante alle vicende, basate su una profonda, quanto inusuale per un film commedia, riflessione sulla condizione americana coeva (siamo a metà degli anni ’80), dominata dalla vendita delle armi, dal concetto del self-made-man portato all’estremo, dal capitalismo, ma soprattutto da un’anima guerrafondaia in un America pervicacemente reaganiana. Il taglio fornito dal regista Michael Ritchie, ben descritto dal motivetto che accompagna i titoli di testa, è tra la black comedy e il film-denuncia: l’orgoglio USA è calpestato, quasi vilipeso, da una feroce critica al sistema in corso. Non a caso Ritchie si avvale di due dei più anticonformisti attori dell’epoca, Walter Matthau (che interpreta Sonny, un vecchio divorziato che si ritrova per strada a seguito del fallimento della stazione di benzina che gestisce) e Robin Williams (Donald, bonario impiegato licenziato dal pappagallo del suo capo e finisce per darsi alle associazioni paramilitari armate fino ai denti in attesa dell’arrivo dell’Apocalisse).

Proprio la scelta di casting appare quella meno azzeccata, con i due protagonisti che non appaiono mai totalmente amalgamati, anche per colpa di una sceneggiatura che punta troppo sul versante politico delle vicende, caricando eccessivamente le vicende di una vena canzonatoria e dissacrante nei riguardi dell’America dell’epoca, tralasciando colpevolmente le caratterizzazioni e portando i due personaggi principali ad essere quasi inghiottiti dalle vicende. L’aspetto della critica sociale è inoltre fortemente intriso di un’aurea moralistica (il cui climax è la reprimenda in stile simil clericale di un Sonny con tanto di breviario al cospetto della ridicola cerchia di guerrafondai dell’apocalisse). 

Un film che funziona poco, non diverte, non avvince né convince. L’umorismo atipico, assecondato da una fotografia plumbea, è talmente sui generis da rendere il tutto addirittura straniante.

Curiosità: in un ruolo tanto piccolo da non meritare nemmeno di essere accreditato c’è un giovanissimo John Goodman, che fa l’imbonitore che propone corsi di autodifesa e addestramento nell’affollato negozio di armi.

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