Regia di Dan Scanlon vedi scheda film
Il nuovo e ultimo titolo della Disney/Pixar arriva finalmente nelle nostre sale cinematografiche dopo mesi di rinvii in tutto il mondo (Stati Uniti compresi dove è rimasto in sala solo per una decina di giorni) dovuti all’incertezza dell’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19.
Prodotto da Kori Rae per la regia di Dan Scanlon, veterano della Pixar e alla seconda prova dopo Monster University (di cui era anche sceneggiatore), prequel di Monster & Co., Onward racconta del rapporto tra due fratelli e di quanto lasciato in sospeso con il padre, prematuramente scomparso quando erano ancora molto piccoli, ma immergendoli in un mondo fantastico popolato da elfi, draghi, unicorni e fate.
Un mondo un tempo ricolmo di magia ma visto che non tutti erano in grado di praticarla, escludendoli, si cercò di semplificarne la vita adottando invece della magia soluzioni sempre più scientifiche e alla portata di tutti finchè, con il passare del tempo, la magia venne infine dimenticata o relegate solo alle leggende e al folklore locale.
Un ultimo regalo del defunto padre per il sedicesimo compleanno del più giovane dei due porterà i due fratelli a intrapendere un viaggio non solo per rivederlo un’ultima volta ma anche per prendere coscienza di se stessi riscoprendo al contempo del particolare rapporto che li lega.
Onward ripropone quindi molti degli elementi più classici della Pixar ma trattandole secondo modi e tempistiche differenti, molto più personali, riconfermando l’ex-casa di John Lassiter come uno degli Studios più attenti all’aspetto più sentimentale ed emotivo della storia.
Questo anche per la natura di quanto raccontato, che ha origine dalla storia personale del regista (e sceneggiatore) del film che si è direttamente ispirato alla propria infanzia in quanto, insieme al fratello maggiore, non ha avuto modo di conoscere il proprio padre morto quando era ancora molto piccolo.
Ma il film non è affatto un rimpiangere ciò che si è perso e quindi ciò che non è stato ma piuttosto un riscoprire e celebrare ciò che invece si ha e che, a torto, troppo spesso si dà per scontato.
Così il viaggio nel ricordo del padre che hanno perso si trasforma invece nella riscoperta del loro rapporto, rivelando parte nascosta di se stessi proprio grazie alle avversità che, insieme, sono costretti ad affrontare, trasformandolo in qualcosa di nuovo e più maturo e riavvicinandosi tra loro anche in modi del tutto inaspettati.
Onsward quindi parla anche di discendenza e di come i nostri genitori siano parte dei nostri fratelli e sorelle, in quanto portano dentro di sé, impressi nel DNA e in ogni cellula, la storia della nostra famiglia.
L’accettazione e la scoperta di se stessi, l’importanza dei ricordi, non come rifugio e rimpianto del passato ma come stimolo ad agire nel presente, e del proprio passato per superare le proprie paure e per crescere o i problemi e le difficoltà da affrontare come metodo per diventare sempre più forti come anche il coraggio di esprimere se stessi.
Ancora un volta la Pixar attraverso la magia e la fantasia dei suoi racconti mette in primo piano i sentimenti e le emozioni, affrontati in modo delicato e per niente scontato, in quello che è poi diventato il suo vero marchio di fabbrica.
Ma il film è anche un ammonimento a non abbandonare il senso del meraviglioso e dell’avventura che alberga in ognuno di noi, di non adagiarsi in situazioni di comodo o a seguire semplicemente la via più facile perchè indicata dagli altri in quanto l’omologazione o l’uniformarsi al modello sociale preesistente non solo non significa la soddisfazione dei propri bisogni ma spesso mette un freno al nostro stesso potenziale, impendendoci di diventare quello che potenzialmente siamo predisposti ad essere per conformarci invece a quello che ci circonda.
E se Onward è un film che strizza l’occhio alla nostalgia anni’80, tra creature magiche e fantasy e giochi di ruoli alla Dungeons and Dragons, musica Heavy Metal sparato a palla e giubbotti di pelle, non è, in questo caso, come elemento fine a se stesso in quanto parte dei ricordi d’infanzia del regista e parte quindi di quel mondo, legati al ricordo del padre, di cui il film stesso è una sua fantasiosa estensione.
Unico elemento di criticità, data la natura di un prodotto destinato comunque anche a un pubblico di giovanissima, la complessità dei temi trattati o il modo che si è deciso di trattarli che, per quanto adattato e semplificato, non è propriamente fruibilissimo a un pubblico più infantile.
Ulteriore dimostrazione, probabilmente, di come ormai i prodotti Pixar si rivolgano sempre più spesso a un pubblico più adulto e sempre meno infantile.
VOTO: 7
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