Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
Midway oltre a essere stato considerato da molti come il fratello minore (per non dire più scemo) del Pearl Harbour di Michael Bay (e in parte lo è ma non solo per l’idea di cinema molto simile che accomuna i due registi e che è dietro a entrambe le pellicole) viene spesso criticato come esempio della tracotanza propagandistica di Hollywood nel celebrare la storia americana e i gli ideali americani nel mondo.
Peccato solo che Midway in realtà sia la pellicola che Hollywood per decenni non solo si è sempre rifiutata di fare ma che, alla fine, proprio non ha fatto.
Il regista Roland Emmerich, tedesco di origine ma trasferitosi a Hollywood già nei primi anni ‘90 e ormai americano d’adozione, da sempre appassionato di storia cercava già da allora di portare sullo schermo la celebre battaglia delle Midway, ottenendo però sempre un rifiuto da parte dei grandi studi hollywoodiani, spaventati delle enormi spese necessarie per realizzare un’epopea di così grande respiro (c’è chi è convinto che proprio Pearl Harbour di Bay sia stato in realtà una riscrittura di parte della sceneggiatura di Emmeritch che, proprio per massimizzare la spese, si concentra esclusivamente sull’attacco giapponese a Pearl Harbour, tagliando via tutto il resto).
Successivamente al disastro commerciale di Indipendence Day: Rigenerazione, ultimo tentativo di ottenere grazie ad un suo eventuale successo economico il capitale necessario alla sua realizzazione, Emmerich, sempre più ostinato, dietro all’ennesimo rifiuto degli Studios decide di fare tutto da solo, tagliandosi buona parte del budget e ricorrendo a finanziamenti indipendenti e al sempre più indispensabile contributo cinese che si espone coprendo, alla fine, la maggior parte dei costi (ottenendo di contro il riferimento, piuttosto estraneo alla centralità della pellicola, del salvataggio del Col. Doolittle da parte delle truppe ribelli cinesi e i riferimenti all’occupazione giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale di parte dei territori della Cina).
Un colossal al risparmio nonostante le grandi ambizioni, quindi, e che si dipana dall’attacco a sorpresa di Pearl Harbour e alle sue conseguenze, come anche dello spirito di rivalsa che ne animava gli uomini, passando al lavoro dell’intelligence che, dopo la debacle di Pearl, contribuì in modo rilevante al riscatto americano fino allo spettacolo delle battaglie aeree sopra le isole Midway, vero fulcro emotivo della pellicola.
Midway è un film inquadrato nel suo stile classico e (probabilmente) antiquato, per quanto fracassone e iperrealista celebra l’eroismo, la determinazione e il sacrificio senza alcuna ambiguità, in una celebrazione di uno spirito nazionale indefesso e in cerca di una rivincita dopo Pearl Harbour ma narrativamente piuttosto debole e superficiale.
E per quanto la sceneggiatura scritta da Wes Tooke metta al centro della storia i veri protagonisti della battaglia, attraverso una ricostruzione d’epoca accurata e capillare di eventi, situazioni e personaggi, dai costumi alle armi fino agli arei o alle stesse dichiarazioni dei protagonisti rigorosamente verificate (anche le scene più marcatamente hollywoodiane o che sembrano dei cliché sono realmente accadute e documentate), alla fine il ritratto dei suoi protagonisti risulta più romanzato che realistico, lavorando con personaggi che appaiono soprattutto come semplici archetipi, non sempre ben definiti per motivazioni puramente di ritmo della storia.
Tutto è costruito in funzione dell’intrattenimento, l’azione è continua e predominante è l’adrenalina e la tensione, solo pochi momenti sono veramente dedicati ai protagonisti e spetta al cast cercare di compensare, in qualche modo, alle lacune della sceneggiatura.
Nonostante il dramma, l’azione e l’eroismo il film infatti non riesce quasi mai a toccare il cuore dello spettatore, presentando troppi personaggi che rendono complicato il coinvolgimento per molti di loro a un qualsiasi livello emotivo.
E questo nonostante la presenza di un cast che comprende anche attori importanti e con Ed Skrein, Patrick Wilson, Woody Harrelson, Luke Evans, Dennis Quaid, Aaron Eckhart, Mandy Moore e Luke Kleintack.
Anche l’eccesivo ricorso per motivi di budget alla computer grafica, non sempre di primissimo piano, non ne favorisce l’impatto scenico e quindi l’immedesimazione dello spettatore con la vicenda narrata.
Ma è comunque la Storia la vera protagonista del film di Emmerich e probabilmente uno dei principali problemi dell’opera sta proprio nel voler raccontare troppo, ammassando e raccontando eventi di una importanza tale, temporalmente e come portata drammaturgica, che rimangono come soppressi, soffocati in uno spazio narrativo di “appena” 140 minuti, sacrificando troppo sull’altare della spettacolarità e degli effetti speciali nella speranza che riesca a sopperire ad una sceneggiatura sprovvista di rigore e di profondità.
Un film che cerca di recuperare il fascino dei war movie del passato e la maestosità dell’epica di guerra ma che riesce invece a presentarsi come una lezione di storia scontata, pedante ed emotivamente distaccata, sacrificando proprio quegli elementi che al contrario gli potevano permettere di ambire a essere qualcosa di più.
VOTO: 5
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