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Midway

Regia di Roland Emmerich vedi scheda film

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La recensione su Midway

di giurista81
6 stelle

Con un ritardo di quasi venti anni, Roland Emmerich confeziona il suo war movie investendo, anche in prima persona, 100 milioni di dollari. Ne esce fuori un film più maturo dei giocattoloni che Emmerich ha realizzato negli anni. Meno tamarro dei vari Independence Day (1996) e di The Day After Tomorrow (2004), Midway è la realizzazione spettacolare e infarcita di duelli aeronavaili di un soggetto già proposto da Jack Smight nel 1976 (La Battaglia delle Midway, 1976).

Come si intuisce dal titolo siamo nelle scenario della seconda guerra mondiale, fronte orientale. Il regista, originario di Stoccarda, parte dall'inizio delle ostilità, plasmando un film corale, non eccezionale sotto il profilo della sceneggiatura,per il suo  tendere a essere ripetitivo al passare della prima ora, con evidenti richiami al Pearl Harbor (2001) di Michael Bay (rivale storico di Emmerich) per quanto riguarda la tipologia d'azione. Lo stile dei combattimenti, pur se maggiormente verosimili e dotati di una spettacolarità amplificata dai movimenti in volo della macchina da presa con rotazioni di trecentosessantra gradi, è ricalcato sul film di Bay. Non a caso la pellicola prende le mosse proprio dalla disfatta americana di Pear Harbor, con una partenza, preceduta da un breve antefatto diplomatico, infernale. La prima parte è senza dubbio la migliore del film. Tra fiamme e fuoco, con operatore di macchina collocato in mezzo ai marinai sulle navi a fuoco e con gli aerei giapponesi che volano sopra, si consuma il primo capitolo della battaglia tra Stati Uniti e Giappone, da cui si dipaneranno i lavori delle rispettive intelligence per risolvere un conflitto inizialmente a vantaggio dei nipponici.

Emmerich, come spesso succede con i war move, realizza un film dove manca un protagonista. Viene offerto spazio, oltre che alle scorrettezze, all'eroismo e al senso dell'onore dei giapponesi. Molto bella, sul versante scrittura, la scena in cui un comandante giapponese chiede ai suoi uomini di affondare la propria nave, ormai non più utilizzabile per effetto dei bombardamenti nemici, così che non cada nella mani dell'avversario. L'ufficiale, dopo aver sollevato da ogni responsabilità i propri soldati per la sconfitta, resta sulla nave con i suoi uomini commossi per il sacrificio e il senso del dovere. Un chiaro e marcato esempio della dedizione alla causa e del senso dell'onore che contraddistingueva i giapponesi. SI pensi oggi invece ai vari Schettino, tanto per fare un esempio dalle proporizioni, peraltro, assai più modeste (relativamente al pericolo che un comandante è tenuto ad accettare).

Qua e là sono riportati frasi storiche, tra le quali il commento dell'ammiraglio giapponese Yamamoto (il glaciale Etsushi Toyokawa), dopo l'assalto di Pearl Harbor, in cui dice che il Giappone ha svegliato un gigante dormiente. Vera anche la parte in cui il Comandante Nimitz (il bravo e ossigenato in modo alquanto impropabile Woody Harrelson) ordina la riparazione di una portaerei in poco più di due giorni contro la previsione di mesi di lavoro.

Più che sufficienti le interpretazioni. Ruolo di ampio respiro per Ed Skrein nei panni del pilota Dick Best, per Patrick Wilson che da corpo a Edwin Layton, colui che riuscì a prevedere le mosse dei giapponesi (l'attacco alle Midway) capovolgendo l'esito della battaglia. Presenti, in ruoli minori, anche i vari Dennis Quaid e Aaron Eckhart (il procuratore due facce di Batman il Cavaliere Oscuro).

Non impressiona la colonna sonora del duo austriaco Harald Kloser e Thomas Wanker ormai da anni al servizio di Emmerich. I due sembrano ispirarsi al sound di John Williams messo al servizio di Salvate il Soldato Ryan. Fotografia accesissima, con cieli azzurro ipnotico, fumo denso nero dove le capriole gialle e rosse del fuoco spiccano e rapiscono gli occhi. Più che sufficiente, senz'altro preferibile la visione al cinema che in televisione dove, probabilmente, perde un po' della spettacolarità. 

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