Regia di Giulio De Santi, Tiziana Machella vedi scheda film
Seguito, meno efficace del predecessore, realizzato con il supporto del pubblico (crowdfunding). La surreale ambientazione, nonostante l'ottima tecnica e l'insieme di effetti speciali, questa volta confina l'esperienza della visione in un ruolo troppo passivo, ovvero da spettatore di qualcuno che sta videogiocando. Videogiocando bene, per carità...
Dopo essere stato ucciso dai sudditi di Mistrandia, Frank Zimosa "rinasce" per essere condannato all'Inferno. Per poter ritornare sulla terra, di nuovo in veste umana, deve riuscire a recuperare cinque elementi -celati in una cattedrale infestata da demoni- in grado di ridare forma fisica al suo corpo per poi tentare di fuggire dal malefico luogo. Con l'aiuto di una strega, che lo guida in un allucinante percorso di resurrezione, Zimosa si mette alla ricerca dei preziosi oggetti.
Con circa 350.000 euro ottenuti tramite il metodo collettivo del crowdfunding, Giulio De Santi, in coppia con Tiziana Machella, mette mano al seguito di Hotel Inferno. Questa volta simulando completamente il metodo degli FPS, tanto che ogni sequenza, ogni dissolvenza (di tipo a schiaffo), ogni passaggio si rifà completamente alla tecnica dei videogiochi. Il contesto completamente irreale (Frank si trova letteralmente all'Inferno, similmente al suo omonimo in Hellraiser 2) con presenza di mostruose creature e di condannati ai supplizi più fantasiosi rende il film meno coinvolgente, anche se divertente per quanto visionario e ben girato.
L'attenzione ai dettagli, opera di un gruppo di artisti decisamente ispirati, costituisce la parte fondamentale del film, tutto realizzato come se lo spettatore fosse in prima persona. Frank batte le palpebre, attraversa ponti, sale le scale arrampicandosi, attraversa stanze e apre le porte, mentre utilizza un'arma da "sparatutto" forgiata all'inferno (assieme ad un crocefisso d'ossa) nel tentativo di superare i varii "livelli". Via via che si avvicina all'obiettivo le creature diventano più pericolose e gli enigmi (per accedere a diversi portali dimensionali) si fanno più complicati.
Alcune trovate -tipo quella del demone femminile dell'aborto o quella degli incappucciati "cultuatori"- fanno il loro bravo effetto. In genere la parte dei trucchi (opera dell'eccellente gruppo Sigma4) è sorprendentemente curata. Buona -anche se non ai livelli del precedente- la colonna sonora del solito Rawwaz. Il raggiungimento di un budget sufficientemente idoneo -assieme al finale aperto ad un terzo capitolo- lascia intendere quanto De Santi abbia saputo coltivare un nutrito e affezionato pubblico, anche italiano come si desume dai nomi dei "finanziatori" resi noti nei titoli di coda.
"Sulla via per l'inferno c'è sempre un sacco di gente, ma è comunque una via che si percorre in solitudine.” (Charles Bukowski)
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