Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Nonostante si viva una volta sola ("Resparmievo dinero / Resparmievo dolor!"), ho assistito a "Si Vive una Volta Sola", un film che perde sangue ("Ettolitri!") dai drenaggi.
Assieme al fidato Pasquale Plastino, con lui da 25 anni non consecutivamente ininterrotti di sceneggiature, Carlo Verdone torna a lavorare, a vent’anni di distanza da “C’era un Cinese in Coma”, con Giovanni Veronesi (a ruoli inversi e non speculari, invece, l’autore di “BoroTalco”, “Compagni di Scuola” e “Al Lupo! Al Lupo!”, aveva ricoperto il ruolo di attore per tre volte nei Manuali d’Amore e una in “Italians”, e se si eccettua la partecipazione a “Zora la Vampira” dei Manetti Bros., da lui co-prodotto, e un paio di comparsate, era una cosa che non faceva da metà anni ‘80, quella del recitare per altri, e che tornerà a fare solo per Sorrentino ne “la Grande Bellezza”), e la gag della vecchia (quando lo spettatore la vede già franata al suolo si apre una breccia nella tessitura dello spazio-tempo e vine immantinente trasportato nel reboot di un film di Spike Jonze e Charlie Kaufman: “Being Giovanni Veronesi”) è il frutto della spremitura di cotali e cotante meningi. Il punto, però, è che - tra momenti che si arenano, spiaggiati, rigonfi d’imbarazzo, esalando miasmi che si mischiano alla brezza marina apula (l’inconfondibile Lama Monachile - che deve il suo nome alla presenza costante in tempi storici della fica monaca - di Polignano a Mare, giustamente vista e rivista al cinema, e di recente, ad esempio, ultimo e non ultimo, in “Spring” di Benson & Moorhead), ad altri che sprofondano sotto a una coltre di dimenticanza che interviene automatica nello spettatore nell’intento di provare a riuscire col farlo proseguire senza troppi intoppi (il tradimento subìto da Foglietta che poteva essere un ennesimo trucchetto escogitato da Papaleo - ops!, vi ho rovinato il colpo di scena finale, vero? - ed invece si rivela solo un “colpo di fortuna”), e altri ancora che evaporano sul nascere -, ecco: si ride, e anche con una certa, flebile, costanza. Il conto è a pareggio: tutto di pende dal fatto se uno è disposto a degustare merda in cambio del trangugiar - od odorar - tartufi.
[Nell'immagine, in contro/fuori-campo, c'è Gianluca il Radiologo (Luca Scapparone), ovvero: lo Spettatore.]
Carlo Verdone in quanto attore è sempre calibrato. Max Tortora è quasi impossibile sprecarlo (non ci sono riusciti nemmeno Giulio Base e Massimo Boldi, però una sapida scenetta con una carta di credito + un'immancabile “Visentini magnagàti!” ci provano). Anna Foglietta è brava e adorabile (ma nell’half-full frontal appaninato con Muniz c’ha i copricapezzoli: so’ cose che si notano, eh). Rocco Papaleo è sempre lì, in bilico tra la respingenza e Rocco Papaleo, prendere o lasciare: io rendo e pascio.
Completano il cast Mariana Falace (la figlia olgettina-villacertosina del protagonista, from Castellammare di Stabia to GF15: un po’ di talento c’è), Elisabetta Cavallotti (un assai gradito “ritorno”, se pur in siffatte circostanze: dopo l’acme senza paracadute di “Guardami” ci fu, di veramente importante, solo l’opera seconda di Ligabue, “Da Zero a Dieci”), la vicentina Eva Moore (al cui cospetto vorrei essere un gattino) e Roberto Muniz, un coccoloso cucciolo di tonno che ci delizia con la sua "Non Me Quiero Despertar" (che Veronesi - sì, lui, più che Papaleo - ritocca, memore del miglior escobarito proposto da Armando De Razza, con "Ho preso una malattias / Por 'na vecia bagascia / Che per solos tres pesos / Me donasse 'a fregascia / Eras meglios 'na siegas / Fatta con muchas manas / Resparmievo dinero / Resparmievo dolor!").
- Nessuno dei loro personaggi ha un qualsivoglia blocco di protezione agli smartphone, ma, per contro, la premessa - equipe chirurgica che deve trovare una valvola di sfogo al 24/7 - è la cosa più credibile.
- Sorvolerei sui paragoni, profondi o superficiali, con la saga di “Amici Miei”, da qualsiasi parte - diegetica od extradiegetica - arrivino e provengano, e pure su chi spende parole per spiegare perché tali paragoni siano al meglio folli e al peggio cretini.
- E, similarmente, tratterei allo stesso modo chi, inorridito, si lagna frignando della qualità di quest'ultima opera del Nostro (mentre proprio in questi giorni ha iniziato, sempre per Filmauro & Amazon, le riprese della serie semi-autobiografica "Vita da Carlo"), ch'è invece perfettamente in linea, forse solo un poco più raffazzonata, col suo cinema degli ultimi vent'anni.
- Non sapevo che “Tanti Auguri a Te” (la versione italiana della "Happy BirthDay" di Hill & Hill) fosse proprietà della SugarMusic: quindi Caterina Caselli potrebbe pure pensionare anticipatamente Bocelli e i Negramaro facendoli smettere una volta per tutte e (farli) vivere di rendita, no?
Improvvisamente ho come un’insopprimibile voglia di ©omp®are una Volvo con una Mastercard e guidarla verso la Masseria il Trappeto bevendo una Peroni, ascoltando RDS facendo zapping s'un display LG e leggendo l’inserto Salute di Repubblica schiantandomi contro una Opel-taxi FreeNow mentre guardo l’ora sul mio Tudor stappando un Bellavista Rosé: meno male che ci sono gli ospedali privati GVM.
Nonostante si viva una volta sola ("Resparmievo dinero / Resparmievo dolor!"), ho assistito a "Si Vive una Volta Sola", un film che perde sangue ("Ettolitri!") dai drenaggi. "Che figura de merda però! Eh! Dico: se dobbiamo sempre far riconoscere da tutti, possibile?!"
Qualcuno, però, potrebbe gentilmente spiegarmi “Mi’ nonno c’è morto co’ l’orzo!”?
* * ½ - 5
(Il ragazzo è giovane, ma il talento si percepisce: secondo me se lo vedesse Sergio Leone gli darebbe…)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta