Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Opera insignificante che accresce il timore che l'autore possa aver ormai esaurito la sua vena creativa. Trama ridicola e prevedibile e comprimari fuori parte o antipatici peggiorano le cose. Non far ridere (se non per sbaglio) non è il peggior demerito dell'opera.
Diversi anni fa, Paolo Villaggio aveva criticato Alberto Sordi, ormai alla fine della sua carriera, affermando che probabilmente era stato il più grande, nel suo genere, ma che avrebbe dovuto fermarsi, per la misera qualità delle sue ultime opere.
Quell'esternazione sembrava semplicemente ridicola, provenendo da uno che aveva avuto un'intuizione nella vita, e su quella aveva campato per decenni, portandola da un'opera eccezionale e originale a un rito (sacrificale!).
Questa piccola parabola, in fondo, è quella della pagliuzza e della trave. Non può non venire alla mente, parlando di Verdone oggi. Probabilmente pochi, tra quelli della mia generazione, possono non avere nel cuore una battuta, un personaggio, o una citazione di Verdone. Un autore intelligente e acuto, ma anche un caratterista sorprendente, che ha saputo inquadrare e fare oggetto di critica tanti "tipi" e comportamenti. A differenza di altri, però, l'ha fatto in modo quasi amorevole, rendendo amabili perfino quelli che intendeva schernire. Un garbo d'altri tempi e comunque isolato, in un panorama cinematografico come quello della commedia italiana, che spesso sfruttava il provincialismo o gli stereotipi per suscitare facili risate appresso a volgarità, più che a contenuti.
Non è una captatio benevolentiae, la mia, bensì una doverosa premessa per poter descrivere non soltanto la delusione, ma anche l'ineluttabile tristezza che l'accompagna, nel vedere questo autore "ridotto" non certo a ciò che Villaggio aveva visto in Sordi, ma in ciò che Villaggio era a sua volta divenuto.
Gli anni 2000 non hanno certo arricchito di successi la carriera di questo regista, che, a modestissimo parere di chi scrive, ha raggiunto l'apice negli anni '80, con alcune opere azzeccate nei '90 e un successivo, fatale, calando.
Se ripenso a "L'abbiamo fatta grossa" ho serie difficoltà a ricordarne la trama. Ricordo, però, l'eccezionale delusione nell'aver visto due mostri sacri, incapaci di suscitare una risata.
Con "Benedetta follia" certo non si può parlare di capolavoro, ma sicuramente è andata meglio.
Ora questa.... "cosa". Che cos'è?
Non basta mettere insieme 3 attori comici per far ridere. Ora lo sappiamo. Tra l'altro attori con comicità totalmente differenti.
La trama è orripilante, per non dire di peggio. Ridicola, di sicuro. Prevedibilissimo anche il "colpo di scena" finale. Verdone stesso oscilla tra la ripetizione infinita di se stesso e l'essere fuori personaggio. La Foglietta insopportabile. Papaleo sprecato. Tortora si conferma tutt'al più comico televisivo, inadatto a ruoli cinematografici e anche lui discretamente odioso.
Qua e là riaffiorano vestigia dell'autore che fu, e di un piglio registico che, una volta, sapeva trascinare e coinvolgere lo spettatore. Ma non più.
Dalla visione si esce profondamente delusi, rammaricati, perfino increduli di come si possa sprecare tanto materiale, a partire da Papaleo, che avrebbe meritato ben altri fasti e personaggi.
Mi piacerebbe pensare che, pur in un generale deterioramento del suo cinema, Verdone possa ancora regalare delle perle. Mi piacerebbe, ma purtroppo a questo punto la sensazione è che per lui possa essere giunta quella fatidica ora, che, a quanto pare, alcuni sanno scorgere negli altri, ma non in se stessi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta