Regia di Edward Norton vedi scheda film
Frank Minna, proprietario di un’agenzia investigativa, muore assassinato in presenza di Lionel, un suo dipendente e amico fraterno, pesantemente afflitto dalla sindrome di Tourette ma che al tempo stesso è dotato di una mentalità brillante capace di portarlo alla soluzione di qualunque caso. Desideroso di scoprire chi abbia ucciso Frank, Lionel inizia a muoversi in presenza di pochi indizi che lentamente lo faranno avvicinare ai vertici politici della città.
La New York degli anni ’50 è ricostruita alla perfezione nelle mani di scenografi e direttori della fotografia al servizio di Ed Norton, alla sua seconda prova in cabina di regia e a diciannove anni di distanza dal precedente film, in quel caso si parlava di una commedia romantica nella quale impersonava un prete in chiara crisi mistica, mentre in questo caso per il poliedrico Norton significa un salto indietro nel tempo (siamo a metà dei ‘50ies) per immedesimarsi in un uomo problematico e orfano, legato in modo viscerale al suo capo e mentore, afflitto da problemi fisici dettati da una sindrome che lo rende simile, causa una memoria fotografica e un acume da fuori classe, al Raymond Babbitt di Rain Man, ma senza un Tom Cruise a caso al proprio fianco. Norton mette mano al romanzo fiume di Jonathan Lethem, predecessore de La Fortezza della Solitudine che lo ha reso famoso a livello mondiale, rendendo un omaggio a tre dimensioni sia alla Grande Mela sia al genere Hard Boiled tanto caro ai film polizieschi e di azione proprio dei ’50 e con una palese strizzata di occhi a Chinatown. Il risultato finale è però ben distante dal film di Roman Polansky. Pur riuscendo a rapire lo spettatore con una prova interpretativa maiuscola e che già in passato, nel ruolo di un disabile, lo aveva portato a un passo dall’Oscar, Norton in cabina di regia non riesce a graffiare fino in fondo. A causa di una città che si fatica a inquadrare nel periodo storico di appartenenza e non certo per demeriti di una ricostruzione certosina ma causa dialoghi e situazioni che non appartengono di certo al 1954. Una pellicola che tiene comunque con il fiato sospeso sino alle ultime incollature, che fa riflettere e specchiare l’America di oggi in quella di ieri ma che comunque non convince appieno.
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