Regia di Edward Norton vedi scheda film
Adattato, diretto ed interpretato da Edward Norton (forse troppo?), è un’opera discontinua in cui un cast di prim'ordine ed alcuni sprazzi di bravura registica si perdono nella pesantezza di una sceneggiatura prolissa e confusa.
Adattato dal romanzo omonimo, diretto ed interpretato da Edward Norton (forse troppo?), Motherless Brooklyn è un noir sugli sporchi intrighi immobiliari della New York anni 50, con un’indagine che prende le mosse dall’omicidio del detective privato Frank Minna (Bruce Willis). A condurre l’inchiesta un collaboratore e protetto di Minna, Lionel Essrog (Edward Norton) affetto da sindrome di Tourette e per questo tormentato da continui tic e scatti nervosi, ma soprattutto incapace di trattenere esplosioni verbali spesso comiche e sovente offensive.
Sostenuto da un cast di prim’ordine (Wilhelm Dafoe, Alec Baldwin, Bruce Willis) a contornare la buona prova recitativa dello stesso protagonista-regista, lodata persino dall’associazione dei malati di Tourette, Motherless Brooklyn è tuttavia un’opera discontinua, solo parzialmente riuscita. La parte più debole mi sembra quella della scrittura, spesso prolissa ed in alcuni punti confusa, oltre che appesantita da alcuni sprazzi di retorica sulla corruzione del potere, nel tentativo di connettere forzatamente la vicenda all’attualità (come l’improbabile monologo dell’arrogante e spregiudicato mogul interpretato da Baldwin, una figura che sembra rimandare a Trump). I personaggi, nonostante la notevole durata della pellicola ben oltre le due ore, non appaiono sufficientemente sviluppati, l’esplorazione della loro interiorità sacrificata all’intrigo che appassiona fino ad un certo punto. Forse l’ambizioso Norton, invece di far tutto da solo, avrebbe fatto meglio a farsi coadiuvare da sceneggiatori più esperti nella costruzione narrativa.
Dove Norton dà tutto sommato una buona prova (seppur sempre discontinua) è nella regia, regalandoci alcune scene che spiccano per il gusto nella composizione (vedi l’ingresso nel solitario appartamento di Lionel che vediamo riflesso attraverso uno specchio e la fuga sulla scala antincendio nel finale). Ma purtroppo rimangono sprazzi di brillantezza dopo i quali si ricade velocemente nella noia di una vicenda che non riesce a coinvolgere, con altre scene invece girate in maniera prevedibile e scontata e, nel finale, un susseguirsi di poco comprensibili “colpi di scena” che generano perplessi sbadigli.
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