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Non uccidere

Regia di David Victori vedi scheda film

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La recensione su Non uccidere

di alan smithee
6 stelle

NOIR IN FESTIVAL 2021 - Premio Speciale della Giuria

Alla morte del padre, da tempo malato, il giovane e riservato Dani, che da tempo dedicava tutto il tempo libero a prendersene cura, si ritrova solo, sfiduciato insicuro. La sorella gli regala, tramite l'agenzia di viaggi per la quale egli stesso lavora, un viaggio attorno al mondo da organizzarsi a piacere, ma Dani preferisce rimanere legato a quello che gli resta delle sue abitudini quotidiane.

Almeno finché non si imbatte, una sera come tante mentre cena in una locanda, nella sensuale e un po' sciroccata Mila, che lo conduce prima in un locale in cui ella lavora, poi lo coinvolge in una serie di folli avventure notturne che si concludono con la morte di ben due persone.

E con l'uomo, principale probabile indiziato, qualora venga scoperto dalla polizia.

Per il ragazzo il cercare di dileguarsi dalla scena del duplice crimine (se così si possono intendere a prima vista entrambi gli efferati episodi), comporterà l'ingresso in un incubo lungo tutta una nottata adrenalinica, in cui il ragazzo metterà allo sbaraglio ogni sua parvenza di cittadino ed uomo per bene, riducendosi ad una fuga che ne favorisca i sospetti di piena colpevolezza.

Per la regia dello spagnolo esperto in tensione David Victori, con alle spalle un horror intitolato El pacto, No mataras si presenta come un thriller di un certo dinamismo, in grado di attanagliare piuttosto bene lo spettatore lungo tutta una sequela di eventi a sorpresa che si interpongono a barricare il percorso del nostro protagonista verso un futuro sereno e da persona onesta.

Nulla di eccezionale, certo, ma il film vale uno sguardo anche per l'interpretazione lodevole del noto protagonista, l'affascinante star spagnola Mario Casas, che qui ci appare come una sorta di Clark Kent (con tanto di occhiale da nerd), catapultato in un mondo a lui completamente estraneo che lo costringe suo malgrado a divenire un supereroe in grado di conquistarsi la meritata verità sul proprio status di vittima, e non di colpevole, come parrebbero evidenziare in modo sempre più netto i fatti e le prove.

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