Regia di Tom DeSimone vedi scheda film
Esordio nel circuito "normale" per un regista di film hard a carattere gay, che non si distingue dal basso profilo del sottogenere slasher adolescenziale alla Venerdì 13. Quarto horror interpretato da Linda Blair. E con queste poche righe si potrebbe concludere, dicendo che non c'è molto altro di interessante da aggiungere.
Quattro collegiali, per entrare a far parte della confraternita studentesca "Alpha Sigma Rho", accettano di passare la notte all'interno di villa Garth, dimora abbandonata dodici anni prima a seguito di un massacro familiare, compiuto da un padre disperato che poi si è tolto la vita: vittime quattro figli diversamente abili e la moglie. In realtà Andrew, l'ultimogenito deforme, è sopravvissuto vivendo nei cunicoli sotterranei. Tre affiliati della confraternita, giunti di nascosto per spaventare gli ospiti della villa, cadono per primi vittima della follia omicida di Andrew.
Dopo una lunga gavetta nell'hard, con militanza gay (genere per il quale vince anche alcuni premi) Tom DeSimone decide di tentare il circuito "regolare" mettendo mano alla sceneggiatura di Randy Feldman, tradotta sullo schermo come Hell night. Sono gli anni di Halloween e Venerdì 13, periodo di piena fermentazione dello slasher, popolato da mostri deformi a caccia di adolescenti in cerca di avventure sessuali. Riesce ad avere nel cast Linda Blair, "final girl" qui al suo quarto horror dopo L'esorcista 1 e 2 e il brutto Summer of fear di Wes Craven. Mentre al suo fianco pone Peter Barton (nei panni di Jeff), in seguito presente nel quarto Venerdì 13 (Capitolo finale).
È il primo passo verso un cinema normale (per alcuni anni ancora alternato all'hard) che per una vaga, lontana e curiosa associazione di idee lo avvicina al Danza macabra di Margheriti: con i protagonisti, per una notte intera, rinchiusi in un castello dal burrascoso passato, il cui confine di proprietà è sbarrato da un cancello forgiato con letali punte di ferro. Dopodiché DeSimone, in prevalenza, gira serie TV commissionate da prestigiosi Network (CBS e MGM), tra le quali figura anche quella su Nightmare. E questo è il risvolto più interessante e curioso che sta dietro Hell night, film piuttosto inconcludente da qualunque punto di vista lo si voglia analizzare. Lungo oltre i cento minuti, durante i quali i protagonisti non fanno altro che girare -male illuminati nelle scene in esterno- dentro e fuori il castello (proposto nei dialoghi come villa). Diventato un titolo di culto tra gli appassionati del filone, non offre spunti creativi che vadano al di là della ripetitività (già all'epoca) che, con monotona costanza e scialba reiterazione, il sottogenere propone (e impone). Film che sicuramente può essere (e certamente lo è) apprezzato dai cultori di Jason e Michael Myers, oggi visibile più per curiosità (per quanto in precedenza scritto) che per attrazione.
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